L’Albania è sempre stata una fonte d’attrazione per la sua cultura e il suo folklore. Fin dai primi anni del 900, infatti, molti diplomatici europei che si recavano nel Paese delle Aquile per motivi di lavoro, rimanevano incantati dalla storia e dalla tradizione albanese.
Come, ad esempio, Pietro Quaroni e la sua consorte Larissa, i quali – da grandi appassionati di fotografia durante la missione diplomatica del 1928-1931 in Albania hanno creato una vera e propria galleria personale, che verrà esposta per la prima volta al pubblico.
La mostra
Dal 14 maggio al 29 giugno, come riporta Gazeta Shqip, presso il centro per l’apertura e il dialogo (COD), sarà presentata l’intera collezione degli archivi fotografici personali di Pietro e Larissa Quaroni in collaborazione con l’ambasciata italiana e l’istituto italiano di cultura.
La mostra ospiterà circa 85 fotografie di diversi dimensioni, accompagnate da due documentari dello stesso periodo che permetteranno al pubblico di assistere all’intero archivio (oltre 750 fotografie) digitalizzato per l’occasione.
I visitatori avranno l’opportunità di scoprire l’Albania dell’epoca, attraverso personaggi, paesaggi e tradizioni, in un contesto storico e sociale che presenta molti aspetti interessanti.
L’archivio è conservato in Italia dalla famiglia Quaroni ed è stato portato in Albania dalla nipote di Pietro e Larissa Quaroni, Cristina, la quale 90 anni più tardi arriva in Albania come moglie dell’ambasciatore spagnolo.
La mostra è senza dubbio un modo per onorare la memoria dei nonni, ma in particolare si propone di mettere a disposizione dei ricercatori albanesi e italiani un patrimonio di valore storico.
Pietro Quaroni
Pietro Quaroni inizia la sua carriera diplomatica nel 1920, a Costantinopoli, dove resta fino al 1923. Dopo altri due anni a Buenos Aires, nel 1925 è trasferito a Mosca e poi, nel 1931,a Tirana. Nel 1932 è nominato Capo dell’Ufficio I della Direzione affari politici del Ministero degli esteri.
Contemporaneamente, sul settimanale Affari Esteri, esprime il suo dissenso alla politica di Mussolini, circa il ritiro dell’Italia dalla Società delle Nazioni. Per tale motivo, nel settembre del 1935, è allontanato dal ministero e trasferito prima a Salonicco, quale console generale, poi in Afghanistan (1936), quale ministro plenipotenziario italiano.
Rimane otto anni a Kabul, in una posizione difficile e pressoché isolato. Nel maggio del 1944, dopo il ristabilimento dei rapporti diplomatici con l’URSS da parte del governo Badoglio, è promosso ambasciatore italiano a Mosca.
Nel 1952 è insignito della onorificenza di Cavaliere di Gran croce al Merito della Repubblica dal Presidente Luigi Einaudi. È uno dei due invitati italiani (l’altro è Alcide De Gasperi) al primo incontro tenuto dal Gruppo Bilderberg, nei giorni dal 29 al 31 maggio 1954, presso Oosterbeek nei Paesi Bassi.