Piero Lamazza, gesuita ordinato presbitero lo scorso luglio 2016, racconta e ricorda la sua esperienza in Albania, al collegio di Scutari, durante gli anni di magistero, dal 2010 al 2012: anni di formazione e di grande impatto che consolideranno il suo forte legame con questo paese.
Piero Lamazza nasce a Roma il 24 gennaio 1980. Dopo gli studi universitari in giurisprudenza, il conseguimento della laurea e la pratica da avvocato, entra nel Seminario Romano a settembre del 2005. Nel 2006 entra nella Compagnia di Gesù e prosegue il suo cammino da novizio prima a Genova, di seguito a Padova per gli studi di filosofia, fino ad arrivare a Scutari nel 2010. Dal 2012 al 2015 studia teologia presso la Pontificia Università di Comillas di Madrid.
Da settembre 2015 si trasferisce all’Istituto Massimiliano Massimo di Roma, uno dei collegi della Compagnia di Gesù fondata da Sant’Ignazio di Loyola, per seguire gli studi di licenza in Teologia Biblica presso l’Università Gregoriana.
Il 7 marzo 2015 è ordinato diacono a Madrid per imposizione delle mani di Don Carlos Osoro Sierra e il 2 luglio 2016, presso la chiesa di San Saba di Roma, è ordinato presbitero da Don Paolo Lojudice, vescovo ausiliare della diocesi di Roma. Attualmente a Roma anima un cammino di pastorale indirizzato alle famiglie all’interno dell’Istituto Massimo.
Ancor prima del 2010 Piero Lamazza ebbe modo di entrare a contatto con l’Albania: dapprima per tre estati consecutive, precedenti al noviziato, a Lezhë con i missionari marianisti che si dedicano, in tutto il mondo, all’istruzione e all’educazione cristiana della gioventù, al ministero sacerdotale e all’apostolato missionario; in seguito durante il noviziato nel 2008 per altri 40 giorni.
«La prima volta nel 2002 quando arrivai a Durazzo da Bari, con i missionari marianisti per animare una colonia di bambini, insieme ad altri ragazzi della mia età tra i 20 e i 28 anni, fui davvero impressionato dalla tremenda povertà che affliggeva quei luoghi, ricordo degli edifici ancora in fase di costruzione, di quel colore grigio mattone; mi resi subito conto di trovarmi in un paese diverso, un paese povero».
Quella del 2010 a Scutari, però, fu l’esperienza che ancor di più lasciò il segno: «A Scutari vivevo nella comunità dei gesuiti e lavoravo nell’Istituto “Atë Pjetër Meshkalla”; lì mi occupavo della pastorale, preparavo i ritiri quaresimali e di avvento per i ragazzi; lavoravo nel MEG, movimento eucaristico giovanile. Gli incontri che si svolgevano ogni due settimane andavano preparati, si faceva fare qualche gioco a tema, si leggevano passi della Scrittura e i ragazzi avevano modo di condividere cosa la Parola di Dio comunicasse a ciascuno di loro».
Ciò che però lo mise di più in difficoltà il primo anno fu la lingua; la catechesi infatti veniva svolta in italiano, e poi tradotta grazie ad alcune suore albanesi che parlavano correntemente la lingua. «In realtà molti dei giovani che ho conosciuto parlavano abbastanza bene l’italiano, maggiormente per i cartoni animati italiani che erano abituati a vedere in tv fin da piccoli. Io, inoltre, insegnavo italiano ad alcuni gruppi scelti all’interno dell’Istituto».
Dopo il 2012, Piero Lamazza è tornato per altre tre estati in Albania: a Scutari per l’animazione di ritiri e la gestione della pastorale e a Tirana per un servizio parrocchiale: confessioni e celebrazione delle messe. « Mi commuovo ricordando quegli anni, ho potuto conoscere persone semplici, disponibili, che mi hanno accolto con affetto e con cui ho stretto legami che ancora oggi resistono alla lontananza. Sono stati anni belli e mi hanno voluto bene».
Viene spontaneo chiedere: «In un futuro in cui potrebbe scegliere dove continuare per sempre il suo servizio da gesuita, sceglierebbe l’Albania?» « Assolutamente sì».