In un’intervista esclusiva per AlbaniaNews, Kledi Kadiu, da qualche anno l’albanese più famoso nei media italiani, racconta di sé. La passione di sempre rimane la danza ma il film “Passi a due” e il libro “Meglio di una favola” sono serviti anche per avvicinare il pubblico italiano alla realtà albanese e agli albanesi, spesso protagonisti della cronaca nera.
Kledi ci parla anche dei progetti futuri ma si sofferma molto sugli aspetti dell’integrazione e del clima di intolleranza che si sta vivendo in Italia. Per Kledi, italiano d’adozione ma albanese nell’anima, i delinquenti non hanno passaporto, gli stranieri non vanno criminalizzati, piuttosto c’è bisogno di rispettare le culture altrui e ricordarsi che sono una risorsa.
Sei arrivato in Italia qualche anno fa e oggi vanti una brillante carriera nel mondo del balletto.Nello stesso tempo, ti sei cimentato anche in un’esperienza cinematografica con il film “Passo a due” e ultimamente hai anche scritto “Meglio di una favola”, edito da Mondadori. In quale di queste forme artistiche ti riconosci di più?
Sicuramente ho investito una vita intera nella danza che faccio tutt’ora. Non posso essere identificato come attore, anche se sono due discipline che si avvicinano, hanno tante cose in comune. Chi fa il ballerino è più facilitato perché ha uno sforzo mimico più particolare dell’attore vero. Non parlando con la voce, lo fa con il corpo, con la mimica facciale e sicuramente non fa altro che recitare. Nell’esperienza di “Passo a due” nel 2005, sono stato ancora più facilitato perché facevo la parte di un ballerino che poteva ricalcare il mio personaggio reale. Non ho mai ritenuto la vera storia della mia vita quel film perché all’origine doveva essere cosi, invece durante le riprese e andando avanti con il progetto, il film ha assunto un’altra dimensione. È diventata la storia di un ragazzo ballerino, albanese, e il modo in cui è arrivato in Italia lo accomuna con molti miei connazionali, poi la sua storia si è trasformata in una d’amore.
Per quanto riguarda il libro, non sono uno scrittore anche se mi piace leggere. Mi sono affidato completamente ad un amico che mi ha accompagnato durante tutto il percorso di scrittura riassumendo le mie vicende romane, cioè da quando è iniziato il mio successo nel ’97. Un ringraziamento particolare lo devo a Luca De Donno, che non fa lo scrittore ma ha la passione della scrittura. Considerato che gran parte del tempo lavorativo lo passavamo insieme e che conosce molto bene anche il mio modo di essere, ho trovato giusto che fosse lui a darmi una mano fondamentale nella stesura del romanzo. Ho raccontato parte del mio vissuto, volutamente. I sacrifici, le rinuncia, la vita albanese di quei tempi. Ho approfittato di questo libro anche per far vedere a 360 gradi l’Albania, paese che non tutti conoscono, se non per fatti di cronaca nera. Ritornando alla domanda, Kledi rimane decisamente un ballerino, anche se mi è sempre piaciuto raccogliere nuove sfide nel mondo dello spettacolo. Sono soddisfatto, orgoglioso e realizzato per essere riuscito a fare percorsi di qualità.
L’opinione pubblica albanese è divisa in due correnti di pensiero per quanto riguarda la figura di Kledi. Per gli uni sei un esempio di integrazione di successo che aiuta anche gli altri albanesi. Per gli altri, i media italiani a forza di mitizzare troppo gli aspetti sofferenti, rischiano di rendere la tua figura importante solamente in contesti di questo tipo. Questo si nota spesso quando si continua a sottolineare i particolari del tuo arrivo, il gommone ecc. Che ne pensi?
Quella del gommone è una battuta che mi fanno ogni tanto anche per strada. Dall’altra parte, è vero che mi fa piacere quanto sento dire sempre “il ballerino albanese Kledi”, oppure “la ballerina albanese Ambeta”, perché la cronaca è bombardata di notizie negative che hanno come protagonista uno straniero, di solito un rumeno, ma fino a qualche anno fa al posto loro c’eravamo noi. Anche ora, spesso succedono episodi sgradevoli. Posso soltanto dire che la persona negativa rimane tale, al di la del fatto di avere un passaporto albanese, italiano, rumeno ecc. Bisogna punire chi delinque per tutelare chi è in regola. Per quanto riguarda la mia esperienza e di come sono arrivato in Italia, è un’esperienza che sicuramente non tutti avrebbero avuto il fegato di affrontare e questa è una risposta anche un po’ ironica quando ogni tanto si scende all’invidia e alla gelosia.
In verità, sei arrivato a bordo della nave VLORA con a bordo altre 20 mila persone, o no?
Si, sono arrivato con quella nave, ma visto che è rimasto in testa a tutti ancora il gommone, i barconi e le zattere, chi lo pronuncia lo fa in modo dispregiativo e superficiale. Non dobbiamo dimenticarci che chi lo dice in questo modo e si sente superiore rispetto agli altri riflette una cultura bassa e l’ignoranza.
A proposito di questo, un po’ di tempo fa è venuto fuori che uno dei potenziali vincitori del superenalotto da oltre 100 milioni di euro, poteva essere un prete albanese, amico tuo, che era venuto insieme a te in Italia.
A me fa piacere. Sicuramente, cosi come è successo anche ultimamente alle selezioni del Grande Fratello, 4 o 5 ragazzi albanesi avevano detto di essere parenti miei. Quando la produzione mi ha chiamato per chiedermi qualche info in più ho dovuto dire loro che non erano parenti miei. A me fa piacere che si vantano di me, ma sicuramente non può essere sempre vero. Io sono contento e onorato di avere cosi tanta considerazione. Nel caso di questo prete, se lui ha veramente vinto, lo invito a dare qualcosa anche a me.
In tanti si chiedono se tu ti senta più italiano o più albanese?
La risposta è semplice. Rimarrò sempre un ragazzo albanese, anche se volutamente ho la doppia cittadinanza. Quella italiana l’ho richiesto solamente per avere facilitazioni burocratiche e la possibilità di poter viaggiare liberamente ovunque nel mondo. Sono un artista e come tutti gli altri artisti ho bisogno di confini aperti per poter esprimere al meglio le mie potenzialità.
Il tuo futuro, lo vedi più in Albania, in Italia oppure esiste anche la possibilità di una via di mezzo?
Ho iniziato da una settimana un progetto molto positivo e carino, in collaborazione con Top Channel. Si tratta di un mini spettacolo dal titolo “Vetëm” (Solo) che presenterò sia a Tirana che in Italia. Parla della speranza in generale. È uno spettacolo in cui ballo da solo, accompagnato da tanti filmati. Quindi un intreccio tra ballo e proiezioni video. Infatti Top Channel si sta occupando della parte che riguarda la ricerca dei filmati più adatti, mentre io ovviamente ci metto la parte del balletto.
Quale consiglio daresti ai tuoi connazionali per quanto riguarda l’integrazione in Italia?È inutile girarci intorno, l’Italia ultimamente è diventato un paese abbastanza razzista, contro lo straniero perché è sempre etichettato negativamente. La cronaca nera è sempre piena e sembra che solo gli stranieri delinquono. In realtà abbiamo visto che spesso sono stati in diversi. Il delinquente non ha passaporto. Questo però non riescono a capirlo tutti e dipende anche dal livello culturale generale di un paese comprendere che gli stranieri sono una risorsa. Se si emigra in un altro paese per vivere e lavorare, tutti devono rispettare le regole di quel paese. Lo scontro politico e sociale che gira intorno alla figura dell’immigrato, fomentato dai media, ovviamente rischia di portare a un clima di intolleranza. Sono per rispettare i valori dell’Italia ma nello stesso tempo bisogna rispettare anche le altre culture presenti in Italia, che non tolgono nulla ma solo arricchiscono questo paese.