Il presente studio, “Un viaggio lungo una vita: l’Albania di Edith Durham, pioniera dell’etnografia di terreno ai primi del XX secolo”, di cui pubblichiamo oggi la seconda puntata, fa parte del progetto di ricerca « L’image de l’Albanie à partir des récits de voyage des XIXe et XXe siècles, notamment à travers les œuvres d’Edith Durham ( High Albania, 1909), Alexandre Degrand (Souvenirs de la Haute Albanie, 1901), Ugo Ojetti (L’Albania, 1902) » in corso di svolgimento presso l’Università di Nizza Sophia Antipolis (Francia).
Lo Studio completo dal titolo “Un viaggio lungo una vita: l’Albania di Edith Durham, pioniera dell’etnografia di terreno ai primi del XX secolo”
Il testo, pubblicato in esclusiva per AlbaniaNews, traduce e integra la relazione “Un voyage qui dure toute une vie: l’Albanie d’Edith Durham, pionnière de l’ethnologie de terrain au début du XXe siècle” presentata il 3 dicembre 2011 a Bruxelles nel convegno “Voyages d’antan en terres albanaises”.
Le citazioni dalle opere di Edith Durham riportate nel testo sono tradotte per la prima volta in lingua italiana. Le puntate successive saranno pubblicate sabato 18, 25 febbraio e 3 marzo.
Parte II: MISS DURHAM, DA LONDRA AI BALCANI
Il lungo viaggio che l’avrebbe portata a diventare una specialista in materia di Albania cominciò nell’agosto del 1900, quando Edith Durham arrivò a Trieste, punto di partenza per un tour lungo le coste dell’Adriatico orientale.
Proveniva da Londra, da dove era partita per una vacanza che avrebbe dovuto farle ritrovare le forze in un momento difficile della sua esistenza. Invece, quel viaggio segnò l’inizio di una passione a cui avrebbe dedicato tutta la vita.
Primogenita di una famiglia numerosa della buona borghesia, era figlia di uno stimato medico londinese; per parte di madre, aveva origini italiane e francesi. I suoi fratelli erano noti professionisti nel campo della medicina e dell’ingegneria; una delle sue sorelle, impegnata nella difesa dei diritti delle lavoratrici, fu la prima donna a fare carriera nel Servizio Civile.
Edith aveva intrapreso la carriera artistica. Pittrice e illustratrice, a 22 anni era stata ammessa alla Royal Academy Schools, la più prestigiosa e antica accademia d’arte del Regno Unito. Fra i suoi lavori più notevoli c’erano le illustrazioni della Cambridge Natural History, l’Enciclopedia inglese delle Scienze Naturali.
I suoi dipinti sono esposti al Museum of London. Nel commento che accompagna le sue opere, si legge:
“Durham fu una figura di spicco nella causa a sostegno dell’Albania, dove le strade portano ancora il suo nome, nonostante molti cambiamenti nel sistema politico”.
A questo proposito, va ricordato che fu tra i pochissimi stranieri ammessi da Enver Hoxha nel Fjalor Enciklopedik shqiptar, il “Dizionario Enciclopedico Albanese” pubblicato nel 1985.
Da quando i suoi fratelli e sorelle si erano sposati, i doveri di assistenza alla madre inferma erano ricaduti completamente su di lei. Un compito pesante, che avrebbe potuto diventare insopportabile se si considera il suo temperamento indipendente, che richiedeva grande autonomia e libertà di iniziativa, e che la portò sull’orlo di un grave esaurimento nervoso.
Fu per impedirle di abbandonarsi alla disperazione che il suo medico le prescrisse un rimedio che le avrebbe rivoluzionato la vita, consigliandole di prendersi due mesi all’anno tutti per sé, in un luogo a sua scelta.
È lei stessa che ce lo racconta, nel suo saggio intitolato Twenty Years of Balkan Tangle (“Venti anni di groviglio balcanico”), pubblicato nel 1820:
«Fu il caso, o il destino, a condurmi nel vicino Oriente. Sfinita dalla continua assistenza a una parente invalida, il futuro si allungava davanti a me in forma di interminabili anni di cupa monotonia, e sfuggirvi sembrava un’impresa senza speranza. Il medico che insisté perché mi prendessi due mesi di vacanza ogni anno fu più benevolo di quanto lui stesso potesse immaginare. “Vada a trascorrerli in un posto completamente nuovo”, disse. “Scappi via, non importa dove, fintanto che il cambiamento sia completo.” Insieme con un’amica mi imbarcai su un piroscafo Austrian Lloyd a Trieste, e con grandi speranze ma la salute indebolita cominciai il mio viaggio verso i porti dell’Adriatico Orientale. Addentrandomi in quel groviglio di isolette color malva, sparse in quel mare incomparabilmente blu e abbagliante, facendo scalo ogni giorno in antiche cittadine dove si parlavano strane lingue e si indossavano ancor più strani abbigliamenti, cominciai a sentire che, dopotutto, la vita poteva essere degna di essere vissuta, e il fascino del Vicino Oriente cominciò a impadronirsi di me»i).
Ma perché Edith Durham scelse proprio l’Adriatico come meta del suo viaggio?
A questo proposito, le parole con cui riporta il consiglio del suo medico potrebbero darci un indizio attendibile: “vada in un posto completamente nuovo”, le aveva detto lui. “Non importa dove, fintanto che il cambiamento sia completo”.
Ora, bisogna considerare che, nei primi anni del Novecento, l’Adriatico orientale era un “altrove” ideale per i viaggiatori di tutta Europa, e questo grazie alla fama raggiunta dal piccolo principato del Montenegro.
Il giovane Stato governato dal principe Nicola, le cui figlie avevano sposato nobili e teste coronate di mezza Europa, era infatti una delle mete preferite di quello che allora cominciava a essere il turismo organizzato. L’ingresso nelle cronache mondane internazionali era stato sancito ufficialmente nel 1896, quando, in seguito al suo matrimonio con Vittorio Emanuele III, la principessa Elena era diventata regina d’Italia.
Bisogna dire che il Montenegro si giovava moltissimo dell’abile campagna d’immagine promossa dal principe Nicola: basti pensare che, in quegli anni, anche i camerieri negli alberghi indossavano il costume tradizionale, attirando folle di turisti che, Baedeker alla mano, non vedevano l’ora di respirare quello che nelle loro aspettative era il folklore delle atmosfere balcaniche.
Il 4 Febbraio è stato pubblicato la prima parte dal titolo Dal Childe Harold ad High Albania: 1809 – 1909 . La terza sarà pubblicata sabato 18 febbraio
Note:
- i). M. Edith Durham, Twenty Years of Balkan Tangle, London, E. Allen & Unwin Ltd., 1920, p. 9 (trad. personale)
- ii). M. E. DURHAM, Through the Lands of the Serb, London, Edward Arnold, 1904, p. 1 (trad. personale)