Ancora oggi, l’Albania continua ad essere un’oasi esotica nel cuore dell’Europa. Poco presente nell’immaginazione contemporanea, poco conosciuta, e forse proprio per questo, è “inventata” in una serie incredibilmente ricca di testi narrativi, dai romanzi ai fumetti, tutti ispirati all’Albania. Il Paese viene menzionato con altri nomi, ma se ne identificano facilmente la geografia e gli elementi linguistici, i riferimenti storici e quelli tradizionali.
Partendo da questa premessa, la studiosa italiana di letteratura Olimpia Gargano ha presentato la sua relazione al convegno “Landscapes and Mindscapes” organizzato dall’Università “L’Orientale” di Napoli, il 16-17 settembre, intitolata “Illyria, Syldavia, Elbonia, e altrove: la rappresentazione dell’Albania in spazi immaginari, luoghi sovrapposti e distopie”. Il tema è l’Albania inventata,sognata ed immaginata nella letteratura moderna e contemporanea. In un’ intervista per Shekulli (Il Secolo), Gargano commenta Illiria, Sildavia ed Elbonia, luoghi di fantasia dietro ai quali si nasconde l’Albania, e che vengono letti da lei in chiave utopica e distopica. Lo ha fatto anche presentando una serie di fumetti americani, con storie ambientate in Albania.
Questo studio è solo una parte della sua ricerca in Letteratura Comparata, nel quale campo sta perseguendo il dottorato presso l’università di Nizza (Francia). Il suo progetto di ricerca è intitolato “L’immagine dell’Albania nella letteratura di viaggio nei secoli XIX-XX, in particolare attraverso “High Albania” di Edith Durham, “Souvenirs de la Haute Albanie” di Alexandre Degrand, e “L’Albania” di Ugo Ojetti.
Com’è nata la sua ricerca sull’immagine dell’Albania nella letteratura europea del ‘800 e del ‘900?
Sono partita con lo scopo di conoscere la letteratura di viaggio sull’Albania e mi sono innamorata della sua storia, cultura e della lingua. Mi rendevo conto che l’Albania con le sue ricchezze si conosceva poco nel mondo. Scoprivo con dispiacere che anche laddove avrebbe dovuto essere più conosciuta, ovvero in Italia, non lo era.
Aldilà dei legami del passato, anche per il semplice fatto che nelle notti serene, le luci della costa albanese si vedono chiare dalla nostra parte dell’ Adriatico.
Si può ben dire che, se già alla fine del settecento, Edward Gibbon rimase sorpreso del fatto che un Paese che si vedeva chiaramente dalle coste italiane “fosse meno conosciuto dell’America”, ancora oggi l’Albania continua ad essere, secondo la definizione data di recente dal Prof. Bertrand Westphal “un paese che non smette mai di essere esplorato per la prima volta”. Quando si parla dell’Albania si ha l’impressione che si parli di un paese sconosciuto. Per poi scoprire che l’Albania nell’arco di oltre due secoli è stata descritta e raccontata da una letteratura internazionale ricca e magica.
Quali sono gli autori e quali testi ha esaminato lei?
In modo più approfondito tre autori: “High Albania” di Edith Durham, “Souvenirs de la Haute Albanie” di Alexandre Degrand e “L’Albania” di Ugo Ojetti. Ciascuno dei tre testi è sconosciuto nelle altre due rispettive lingue. Di Edith Durham (la “regina delle montagne”) non è necessario parlare ai lettori albanesi, poiché è così conosciuta questa appassionata viaggiatrice inglese che all’inizio del ventesimo secolo si mise solitaria all’esplorazione delle montagne dell’ Alta Albania, lasciando delle testimonianze che colpiscono tutt’oggi.
Ha seguito qualcosa di suo sul terreno?
Devo dire che sono rimasta sorpresa quest’estate a Scutari, dove ero andata proprio per seguire le sue orme in ricordo del suo viaggio. Non ho trovato altro che un cartello stradale che aveva il suo nome. Qualche “scoperta” l’ho fatta grazie alla generosità delle persone del posto, che mi hanno dedicato attenzione e speso il loro tempo portandomi verso piccole cose che per me erano molto preziose.
Per quanto riguarda Alexandre Degrand, fu console della Francia in Scutari alla fine dell’800. Le sue osservazioni e le descrizioni fatte durante il mandato sono di grande interesse.
Ugo Ojetti, giornalista del “Corriere della Sera” fu inviato in Albania. Il libro del suo viaggio, pubblicato nel 1902, rappresenta lo sguardo italiano su un Paese in un momento in cui non solo l’ Italia, ma anche altri paesi europei, avevano nei confronti dell’Albania interessi politici e commerciali.
Sono in molti gli autori che hanno raccontato i loro viaggi in Albania, partendo da esempi più conosciuti, Byron e Pouqueville e fino ai giorni nostri.
Quell’immagine riflette solo un paese esotico?
Aldilà della rivalutazione dei testi letterari, non molto conosciuti ma spesso molto belli, il mio scopo è quello di estrarre da loro l’immagine, la percezione che aveva l’altra parte dell’Europa, e che continua ad avere nei confronti dell’Albania; i rapporti che esistono tra le creazioni letterarie e l’immaginazione collettiva e quanto sono incisivi questi due fattori.
Ai viaggiatori occidentali, l’Albania sembrava un paese esotico nel cuore dell’Europa, come successe a Edward Lear. Se non che, quando era invitato dai diversi pascià sia al Sud che al Nord, scopriva che “erano educati all’occidentale”, parlavano bene l’inglese e francese. Infatti, se l’Albania in quanto facente parte dell’impero ottomano alimentava le fantasie con gli orientalismi, dopo il confronto con la realtà assumeva una dimensione diversa. Bisogna tenere conto che l’orientalismo, nel senso di gusti estetici e letterari, ha accompagnato tutto l’800, specie quello francese, dove un personaggio come Ali Pascià di Tepelene offriva in abbondanza materiale per poeti e scrittori,i quali spesso, anche senza mai mettere piede in Albania, la “immaginavano” nei loro testi.
C’è qualche differenza tra l’immagine esotica di ieri e quella di oggi?
Io mi porrei un quesito diverso: che significato ha, parlare oggi di Albania “misteriosa”, “sconosciuta”, “esotica” in un momento in cui la comunicazione, i viaggi, la facilità di informazione dovrebbero avere agevolato, se non i contatti diretti, almeno le conoscenze geografiche? Eppure sono questi gli aggettivi più usati in ogni racconto di viaggio in Albania. Potrei riportare infiniti esempi, ma vi menziono solo un episodio recente. Quando la nazionale albanese di calcio ha giocato con quella francese a Tirana, la Tv francese ha trasmesso un servizio dal titolo eloquente: “Albanie, destination exotique”, durante il quale a diverse persone si chiedeva: “Cosa sapete dell’Albania?” La risposta era unanime: “Non tanto”.
Qui vorrei esprimere una considerazione personale in veste di una che ha visitato il vostro paese in questi anni e che lo considera ormai un suo luogo del cuore. Per quanto riguarda l’aspetto “esotico”, inteso come peculiarità culturale, artistica, ricchezze naturali e archeologiche, ereditate da un passato storico di particolare interesse, l’Albania dovrebbe essere considerata un tesoro da difendere dall’appiattimento verso il quale la sta portando la gara sfrenata del cemento armato. E questo non tarderà a rendere banali, anonime, le vostre incantevoli rive e i centri storici, rendendoli definitivamente uguali ai modelli più mostruosi dello sviluppo, tanto presenti in tutta Europa ed oltre.
All’incontro di Napoli ha presentato il suo studio “Illyria, Syldavia, Elbonia, e altrove: la ricreazione narrativa dell’Albania tra gli spazi immaginari, utopia e distopia”. Quale strada ha percorso il processo della ricreazione letteraria del nostro paese?
Durante la mia ricerca sull’immagine dell’Albania è stata una sorpresa trovare così tanti racconti, romanzi e persino fumetti, nei quali l’Albania prende un nome di fantasia, ma è ugualmente identificabile. Il fenomeno della ricreazione letteraria di paesi realmente esistenti non è legato alla sola Albania ma a tutta l’area balcanica. In questo particolare tipo di reinvenzione, che può essere definito “geofiction”, sono stati creati posti con nomi di fantasia dove succedono vicende zeppe di allusioni ai Paesi che sono stati fonte reale dell’ispirazione, e comunque presentati in tal modo da “suggerire” il vero riferimento, ma senza dirlo in modo chiaro.
Nel suo libro fondamentale “Immaginando i Balcani”, Maria Todorova afferma che i Balcani sono stati sempre considerati come ” terra di nessuno tra Occidente e Oriente”,essenzialmente una matassa inestricabile.
Edith Durham, nel suo libro “Alta Albania”, che credo rimanga tra i migliori libri di viaggio sul vostro paese, parla di Balkan Tangle. Appunto “Tangle”, una matassa complicata dove è difficile e insensato cercare di distinguere le etnie diverse.
Ci può indicare dei testi che sono ispirati direttamente ai Balcani?
Un esempio tra i tanti è il romanzo del poeta e scrittore Allen Upward, i cui versi sono stati inseriti da Ezra Pound nella prima antologia sulla poesia immaginista (Des Imagistes, 1914). Il romanzo si intitola “The Prince of Balkistan” (1895).
E invece quali sono i testi direttamente ispirati all’Albania?
C’è una ricca produzione di testi ispirati direttamente all’Albania, chiamata però con nomi di fantasia. Uno dei nomi più ricorrenti è quello di Illiria, che si rifà all’antico nome della regione in età classica. I testi ispirati all’Illiria – Albania rientrano fondamentalmente in quattro categorie: Romanzo utopico; Thriller – horror; Fantasy; Racconto d’avventure.
Prendiamo un esempio scelto nella narrativa utopica: il romanzo The Holy Machine, dell’americano Chris Beckett (2004), ambientato appunto nel paese di Illyria. Qui come in altri casi, colpisce il fatto che, mentre si crea un luogo immaginario, dandogli un nome di fantasia, al tempo stesso lo si descrive con tutta la precisione necessaria a farlo riconoscere. Insomma, anche se il nome è “inventato”, dalla lettura dei testi si capisce perfettamente di quale Paese si tratta.
In questo romanzo, per esempio, il luogo ci viene presentato come “un piccolo territorio dell’Adriatico sud-orientale, collocato nell’area balcanica di fronte a Corfù”. Mentre tutti gli altri Stati del mondo sono governati da regimi teocratici, nel minuscolo stato di Illyria, abitato da robot, la religione è stata messa al bando. Fra gli esempi di thriller troviamo No Law in Illyria (T. S. Strachan, Heinemann, 1957) dove un giovane inglese è alle prese con “uomini d’affari levantini e gangster balcanici”.
Un esempio scelto fra la narrativa per ragazzi: nella serie di racconti dello scrittore americano Lloyd Alexander, l’Illiria è “un regno formato tascabile, sulla sponda orientale dell’Adriatico”. È lì che si svolgono le avventure di una ragazzina di nome Vesper Holly, che parte per i Balcani in cerca di suo padre, un “eccentrico e benestante archeologo americano, scomparso durante una spedizione nello stato balcanico di Illyria”. (The Illyrian adventure, Puffin, 2000).
Illyria, Syldavia, Elbonia che cosa rappresentano dal suo punto di vista?
Dall’analisi dei temi ricorrenti in questi testi, sembra di ritrovare tutti i cliché, gli stereotipi relativi all’Albania, gli stessi che si ritrovano nei media televisivi e della carta stampata, e in parte delle testimonianze offerte dalla letteratura di viaggio (il suo essere in bilico fra Oriente e Occidente, la sua cultura fortemente segnata dalla persistenza di usi e tradizioni, il rispetto dell’ospite, la criminalità organizzata), ma curiosamente trasferiti in una specie di “doppio”, una realtà parallela evocata con un altro nome.
Il fenomeno riguarda anche la narrativa a fumetti, o come ora si comincia a chiamarla, la “letteratura disegnata”. Uno degli esempi più importanti e di particolare attualità è la Syldavia delle “Avventure di Tintin”, il popolare eroe dei fumetti disegnato da Hergé, di cui sta per uscire il film diretto da Spielberg. Pochi sanno che, per inventare la Syldavia, Hergé si ispirò all’Albania, come dichiarò l’autore stesso in una lettera inviata a un collega.
La Syldavia compare per la prima volta nell’album a fumetti Lo Scettro di Ottokar, pubblicato nel 1939. Vi si racconta di un piccolo paese dei Balcani che viene invaso per ordine di un dittatore di nome Müsstler. Le storie di invasioni e annessioni erano in quel momento di stretta attualità: il 7 aprile del ’39, l’Italia fascista invadeva l’Albania; un anno prima, la Germania nazista aveva annesso l’Austria. Da qui il nome del dittatore di Syldavia, Müsstler, sintesi di Mussolini e Hitler.
Il Convegno
Il Convegno “Landscapes and Mindscapes. Metodologie di ricerca, percorsi geocentrati e poetiche dello spazio in una prospettiva comparata” si è tenuto all’Università “L’Orientale” di Napoli il 16/17 settembre, sotto la direzione del prof. Bertrand Westphal. Westphal è il fondatore della geocritica, l’analisi letteraria interpretata nei suoi incroci con gli spazi geografici.
Vi hanno preso parte studiosi di tutta Europa; fra i temi trattati, “La Grecia immaginaria di Hölderlin”, “Cartografia del corpo utopico nella poesia di John Donne”, “Il Cairo tra realismo ed allegoria nella narrativa di Naguib Mahfuẓ”. Uno studioso lituano ha parlato del suo Paese in “Fiction come cartografia. Ricostruire le mappe di una città perduta”.
La prima passione di Olimpia Gargano è stata la letteratura di viaggio. Lei è nata sulla Costa d’Amalfi, nell’Italia del Sud. Dopo essersi laureata in Lettere Antiche all’ Università di Salerno si è occupata degli scrittori del Grand Tour, i viaggiatori europei che alla fine del ‘700, dopo la scoperta di Pompei, si spingevano per la prima volta a sud di Roma, attratti dal fascino dell’archeologia e dell’ “esotico”. L’altra sua passione sono le lingue straniere. E’ traduttrice da inglese, francese e tedesco. E la sua nuova passione è l’Albania.
Di Elsa Demo, pubblicato in albanese da Shekulli on line il 20.9.2011 – traduzione di Manfred Bushi