Oggi, ricorre il centesimo anniversario della giornata internazionale delle donne. Una ricostruzione storica di Sonila Alushi.
Tutto ebbe realmente inizio nel 1908 con lo sciopero delle camiciaie di New York. Vi parteciparono più di 20.000 donne newyorkesi e durò per più di tre mesi.
Questo sciopero fu considerato una manifestazione che univa le rivendicazioni sindacali a quelle politiche per il riconoscimento del diritto di voto femminile. Nel 1910, durante il Congresso dell’Internazionale socialista a Copenaghen, Clara Zetkin, figura di prestigio del Partito Socialista Tedesco, accolse il progetto della delegazione americana per ricordare questo lungo sciopero e propose di lanciare un’unica grande giornata internazionale incentrata sul voto alle donne. La proposta non passò e bisognò aspettare l’anno seguente, il 1911, per vedere nascere la “prova generale” della Giornata della donna.
In alcuni paesi europei (Germania, Austria e Svizzera) la giornata della donna si tenne per la prima volta il 19 marzo 1911 su scelta delle donne socialiste, invece in Francia un giorno prima, il 18 marzo 1911. In Russia si tenne per la prima volta a San Pietroburgoil 3 marzo 1913 su iniziativa del Partito bolscevico. In Italia la Giornata internazionale della donna, fu tenuta per la prima volta soltanto nel 1922, per iniziativa del Partito comunista d’Italia, che volle celebrarla il 12 marzo, in quanto la prima domenica successiva all’8 marzo.
Nel dopoguerra, forse anche per la connotazione fortemente politica della Giornata della donna, si diffuse la tesi che la giornata della donna sia stata scelta in memoria delle centinaia di operaie morte per colpa dell’incendio in una fabbrica chiamata Cotton o Cottons nella New York del 1908.
I proprietari avrebbero sigillato le porte per impedire alle operaiedi allontanarsi dal lavoro. Riguardo a questa vicenda, sono state fatte diverse ricerche e la fabbrica è risultata inesistente. Probabilmente si è fatta confusione con una tragedia realmente verificatasi nella metropoli americana il 25 marzo 1911. Si tratta dell’incendio della fabbrica Triangle Waist Company, in cui morirono 146 lavoratori, in gran parte giovani donne immigrate dall’Europa.
In un bellissimo articolo del 2004, intitolato “Quella svista sull’8 marzo” , Gian Antonio Stella parla di molte altre tragedie avvenute proprio in quelli anni a New York e di come non ci sia un episodio nella storia delle donne più adatto a segnare un punto di svolta quanto la catastrofe alla Triangle Waist Company.
Stella scrive: “Le cinquecento ragazze tra i 15 e i 25 anni che lavoravano con un centinaio di uomini e rare colleghe più anziane, negli ultimi tre piani del palazzo, alle dipendenze di Isaac Harris e Max Blanck, facevano infatti una vita infame. Una sessantina di ore di lavoro la settimana (l’anno prima un grande sciopero durato mesi aveva strappato un orario di 52 ore, ma lì non era applicato), straordinari sottopagati, spazi ridotti, sorveglianza feroce.
Come accade con certi contratti anomali di oggi (della serie: nessuno inventa mai niente) i padroni avevano infatti affidato tutto, con una specie di subappalto interno, a una rete di caporali ciascuno dei quali gestiva e pagava sette operaie, che faceva marciare a ritmi elevatissimi. Incidenti sul lavoro a catena. Tutele sindacali zero. Porte sbarrate dall’esterno perché le ragazze non si allontanassero. Il posto giusto per gli ultimi degli ultimi: gli ebrei e gli immigrati italiani”.
Rieccoci a festeggiare l’Woman’s Day sorelle, madri, amiche, ragazze, donne.
Ma tra le feste nei locali, le belle e profumate mimose regalate e gli auguri fatti e ricevuti, ritagliatevi un poco di tempo per ricordare i tantissimi sacrifici, le lotte delle donne e le tante vittime delle crudeli ingiustizie che abbiamo subito e continuiamo a subire specialmente in alcuni paesi dove le donne vengano ancora discriminate e duramente trattate.