Çezarin Toma, è un giovane poeta albanese che ha già ottenuto alcuni premi e riconoscimenti in Italia, l’ultimo il 21 novembre scorso: la segnalazione speciale del Premio Internazionale di Narrativa e Poesia “Giorgio la Pira” 2010con la poesia “Noi”.
Da Scutari, la città del centro nord Albania caratterizzata da grandi tradizioni culturali, si ferma a Firenze nella città di Dante, nella culla del Rinascimento Italiano, per seguire gli studi universitari. Çezarin Toma è uno degli studenti albanesi in Italia che grazie alla sua volontà e le sue capacitàha saputo integrarsi nella società italiana, mantenendo e mostrando sempre in evidenza i suoi valori e le tradizioni albanesi. È stato uno degli studenti albanesi fondatori sia dell’associazione A.
S.U.
F. (l’Associazione degli Studenti Albanesi a Firenze) che esiste anche tutt’oggi, sia della loro rivista rappresentativa intitolata ORA. Toma si è laureato in Lettere Moderne con una tesi sul grande poeta e scrittore italiano Giuseppe Ungaretti e il suo “dolore”, per proseguire una specializzazione in Filologia Moderna con una tesi di ricerca letteraria tra l’Albania e l’Italia “La Fortuna degli Scrittori Italiani Moderni in Albania”, presso l’Università degli Studi di Firenze.
Mail suo percorso formativo non riempie tutta la mia curiosità, così lo definisco una bella cornice del quadro della sua vita, e vado a curiosare oltre, dentro la melodia delle sue poesie, le quali parlano più di ogni altra cosa, vanno oltre specializzazioni che sono e saranno un patrimonio di grande valore per Cezarin Toma. Le sue note poetiche sono quelle che definiscono lui come persona, la filosofia e il messaggio che trasmettono in ognuno di noi. Nel 2005, riceve il Premio Nazionale della Poesia “Iris di Firenze” con “Ricordo Assurdo”, una poesia di lineamenti dolci, ma con un carattere grintoso, ogni parola viene caratterizzata da ricordi del passato, di passaggi storici senza nomi, che sono stati vissuti o ricordati. Un ricordo assurdo che nasce dalle assurdità di tutto ciò che ha travolto il paese di Cezarin. Invece, a Scutari, in Albania, ha pubblicato il suo primo libro, intitolato “I Misteri della vita”.Un anno più tardi, nel 2006, gli viene consegnato il Premio Firenze, con la poesia inedita “Eccomi”. Una poesia che con la leggerezza della forza, lo fa uscire dai “ricordi assurdi” per rivelarsi al mondo ancora con sentimenti spezzati, che lo portano alla sofferenza trascinata dalla realtà del suo paese. Più vado avanti a leggere le sue poesie e più mi convinco che la filosofia che usa e molto forte, e la grinta delle frasi si trasforma in una “rabbia” che lui usa in modo elegante per far capire il suo dolore per le ingiustizie subite, nonostante in lontananza, ogni suo pensiero inconsapevolmente “vola”nella sua Patria.Una delle sue ultime poesie traspare tutto ciò che questo poeta vuole far capire, che non si dà pace e dedica la poesia intitolata “NOI”, a tuttii martiri e alle figure più importanti della letteratura albanese, sottolineando tra loro Gjergj Fishta. Con questa poesia Toma ha rappresentato se stesso ottenendo il Premio Speciale dalla giuria della 28-esima edizione del Premio Internazionale di Narrativa e Poesia “Giorgio La Pira”, nella Giornata Internazionale della Pace della Cultura e della Solidarietà, svolto a Pistoia il 21 novembre scorso. Toma era l’unico partecipante albanese di questa edizione e la sua poesia è stata premiata in una selezione tra 8000 opere presentate.
Cezarin Toma è stato definito in Italia come: “La promessa della poesia contemporanea albanese”. Mentre io vorrei concludere, con alcuni versi di una delle sue poesie:“…Gridare è solo un piacere dell’invidia ma tacere è un dolore che ti uccide ancora di più…”
Le poesie premiate Ricordo assurdo
Ricordo assurdo, i miserabili noi!Scherziamo con la fortuna della nostra storiae con le pietre lapidiamo la pietà.
Le macerie ci sono cadute sopra la fronteche miseria, nessuno piange.
Siamo liberi per essere prigionieri,io qui a Firenze e voi di là in Albania.
Con una preghiera ricordamiCon una preghiera ricordaminel giorno in cui morirò.
Accendi soltanto per me la candela che oggi ti ho regalato in segno di gioia e l’anima mia riposerà in pacecon la fiamma dell’amore.
Per me non piangere perché mi ferirannole tue lacrime,conserva le mie parole nelle vecchie pergamene,e tu vivi la vita nell’amata FirenzeE tu o corpo silenzioso riposerai insieme con i tuoi fratellisopra le argille della terra.
Freddo e caldo più non avraima ascolterai soltanto il canto del piantocome un inno del ricordo in segno d’amore.
La morte sarà tua sorellae consolazione, avrai dalla naturale melodie delle sue stagioni.
Ancora abbiamo un muro Fratelli. Ancora abbiamo un muro fratelli,che si deve distruggere fino alle fondamentaper vedere l’orizzonte desiderato.
Ma come posso calmare le tue acque,o mia cara terra?Vivere non basta!(Poesia del “Premio Iris” 2005)
Eccomi!
Eccomi! A mani vuote, indifeso, la primavera ha ferito la mia gioventù.
La Venere se ne è andata dalla conchiglia della sua creazionee ha crocifisso la mia anima con il frutto dell’Eden.
La notte è diventato un canto funebre aspettando la mia mortee il mio cuore si è spezzato nell’abisso dell’amore.
La vita non ha pietà dei miei sentimentie nella mia pace ha dichiarato una guerra feroce che mi ha strappato per sempre tutto ciò che avevo.
Gridare è solo un piacere dell’invidiama tacere è un dolore che ti uccide ancora di più.
Salvarsi! Aggrappandosi alla speranza?Oh! È come tuffarsi nell’infanzia dove la memoria e l’innocenza non ha paura di vivere.
O madre! Quanto era doloroso il parto quando mi hai portato nella vita?Con quale formula hai battezzato il mio nome?Fin quando devo sopportare la maledizione delle streghee trovare rifugio nei sentieri della misericordia?(Poesia del “Premio Firenze” 2006)
Noi
Noi abbiamo ucciso i tuoi figli o Padre!Siamo impietosi quando uccidiamoperché abbiamo nel sangue la vendettae questa parola ci rende orgogliosi, uomini.
Siamo crocifissi con la violenza dentro di noi,imprigionati con le nostre mani,non abbiamo voluto ascoltare la verità.
Noi siamo andati contro la storiae abbiamo creato nuove bandiere e nuovi inni.
Con immoralità, ignoranza e vergognaabbiamo seppellito e disseppellito in nome del popolole spoglie delle figure d’orgoglio dell’Albaniae li abbiamo buttati nei fiumi sporchisolo per cancellare il loro nome di lode.
Noi abbiamo negato il tuo nome o Padree violentato la tua santa figurasolo per adorare e cantare lode ai nostri tiranni.
Mentre oggi facciamo finta che non è successo niente,camminiamo ancora nel vecchio fango tuffati fino alla golae come onesti cerchiamo di dimenticare la storia.
Oh Padre! Abbi pietà di noi. (Poesia della Segnalazione speciale Premio“Giorgio la Pira” 2010)