Negli scorsi mesi in Albania è nata Radio Mi, una nuova emittente bilingue che intende offrire una serie di contenuti che, spaziando dall’arte, alla letteratura, al cinema e all’architettura, pongano Tirana come catalizzatore per approfondire alcune tematiche del dibattito artistico/culturale mondiale.
Fondata a partire da un’idea dell’Istituto Italiano di Cultura a Tirana, la web radio vede oggi la partecipazione di circa una decina di speaker italiani ed albanesi che con i loro podcast ospitano una serie di esperti internazionali che sono chiamati ad approfondire insieme al conduttore il tema principale di ogni puntata.
Abbiamo raggiunto telefonicamente la Direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura a Tirana, la Dr.ssa Alessandra Bertini Malgarini, e il direttore artistico della radio, Rubin Beqo, per saperne di più su questo progetto.
Cara Direttrice e caro Rubin. Radio Mi è nata da poco eppure già vanta una programmazione di tutto rispetto e in grado di spaziare agilmente dalla musica, all’arte, alla letteratura, passando anche per altri campi come l’architettura. Come nasce questa vostra di fondare oggi una radio di questo tipo oggi a Tirana? E perché Radio ‘Mi’?
A.B.M.
Personalmente amo molto la radio come mezzo di informazione, ovunque nel mondo sento sempre i miei programmi preferiti, se posso in streaming oppure ascolto i podcast. Li porto con me, quando viaggio, cammino, in macchina, ecc. Con Rubin avevamo spesso discusso come poter riavvicinare e riaccendere in modo diverso e nuovo rispetto al passato il dibattito culturale fra i nostri due paesi e stiamo provando a farlo in questo difficile momento utilizzando la radio e le sue modalità.
R.B.
Radio Mi è la continuazione di una relazione culturale tra i due paesi segnata in modo specifico dalla personalità e pratica professionale di Andrea Salvatore Mi, voce storica di Contro Radio – Firenze, esperto di nuovi media e comunicazione, curatore, docente di architettura, Dj e tanto altro, nonché amico e profondo e appassionato estimatore dell’Albania, il quale purtroppo non è più fisicamente con noi dall’Aprile 2020.
Da quello che abbiamo capito seguendo le vostre trasmissioni, e tramite alcune telefonate precedentemente avute, Radio MI nasce come risposta pro-attiva al duro periodo del lockdown che tutti noi abbiamo vissuto tra marzo e giugno di quest’anno. E proprio in un periodo di impossibilità di stare fisicamente assieme l’idea di fondare una radio dove è la voce a far da padrone. Sembra proprio la storia della riscoperta delle potenzialità di un media che è ancora in grado di essere rivoluzionario a quanto pare no?
A.B.M.
La sospensione delle attività culturali dell‘ Istituto nelle forme abituali e soprattutto dopo la moltitudine di materiale video che si è riversato nei social in questi mesi, credo possa far desiderare il riposo delle parole e dell’ascolto, la magia della sola voce e della musica …
R.B.
Lo spazio online ha creato nuove potenzialità nel modo di fare media e comunicazione in generale e, nel nostro caso specifico, anche la radio non è più definita dalla lunghezza d’onda e dalle frequenze ma dall’esperienza e l’estetica dell’ascolto.
Personalmente, il periodo del lockdown mi ha fatto riflettere sul fatto che molti contenuti culturali non trovano spesso lo spazio adeguato nei media convenzionali; questa è una mancanza enorme nel nostro settore che, specialmente qui in Albania, è quasi totalmente basato sull’evento. Questo fenomeno fa sì che il valore di molte attività e prodotti culturali si consumi solo all’interno dello spazio fisico e temporale dell’evento stesso, il quale spesso non è opportunamente documentato, interpretato, o disseminato al fine di allargarne l’impatto e la risonanza. Dall’altra parte la potenzialità rivoluzionaria più grande è ritornare a esplorare e valorizzare il media come uno strumento di istruzione e educazione culturale e non solo di intrattenimento.
Parliamo ora della programmazione. Come avete scelto i conduttori dei vari programmi e cosa avete chiesto a ciascuno di loro? Le tematiche trattate sono eterogenee eppure l’impressione generale quando si ascolta la radio è che ci sia stata una grande capacità di amalgamare il tutto per offrire al pubblico un progetto coerente e perfettamente orchestrato. Ecco, in quanto fondatori e attuali curatori della radio, quale è stato il vostro segreto per far sì che tutto ciò potesse accadere?
A.B.M.
Innanzi tutto per quanto riguarda la programmazione in lingua italiana abbiamo cercato di toccare temi e argomenti che costituiscono la nostra programmazione abituale, ma anche parlare e promuovere aspetti della cultura italiana che non tocchiamo spesso e che invece sono molto adatti all’ascolto. Penso ad esempio al libro e agli scrittori italiani, alla musica italiana del ‘900 così poco conosciuta in Albania, o al dibattito su come la pandemia abbia cambiato la fruizione della cultura e in particolar modo lo spettacolo dal vivo. Un dibattito pubblico che in Italia continua ad essere molto vivo e che ha coinvolto tutte le arti, a differenza di quanto avviene in Albania. Vista poi anche la vicinanza e il profondo legame che c’è fra la Puglia e l’Albania raccontiamo situazioni nate recentemente in Puglia e che guardano a questa parte dell’Adriatico. Relativamente ai curatori dei diversi programmi abbiamo fatto una pacifica ‘chiamata alle armi’ ai tanti amici e collaboratori dell’Istituto. Abbiamo chiesto loro di dare voce al loro sapere, alle loro curiosità e soprattutto di aiutarci ad essere presenti. E nessuno si è tirato indietro, è grazie a loro se la voce italiana di Radio Mi c’è e si sente, forte e chiara !
R.B.
I nostri collaboratori sono persone che amano quello fanno e si definiscono proprio con quello che fanno. Questo crea sempre un impulso istantaneo a voler condividere quello che si ama. Questo desiderio di condividere informazione, valori e idee è sicuramente la moneta più grande che esiste nel nostro settore ed è l’unica cosa che ci consente di tenere testa alla massa di prodotti mediatici generati con grandi finanziamenti anche se molto spesso di scarsa qualità.
Radio Mi è una radio bilingue, che offre contenuti in lingua italiana e albanese. Credo che una delle cose più interessanti del progetto sia proprio la dimostrazione che la cultura, e nel caso specifico i rapporti stretti che da sempre intercorrono tra quella italiana e quella albanese, possa essere veicolata anche attraverso mezzi flessibili e dinamici, al di fuori dei soliti canali burocratici e sicuramente meno remunerativi sia in termini sia di tempo che di efficacia. Cosa ne pensate? Possiamo dire che oggi, in un mondo così dinamico e interconnesso, anche la cultura debba sfruttare al massimo ogni media che può essere messo a sua disposizione?
A.B.M.
Direi senz’altro di si e sicuramente nei prossimi mesi, ma forse già ora, la cultura o meglio le modalità della sua fruizione sono diverse, viaggia di necessità su strade alternative. Sono anche certa che alcuni settori ci riserveranno molte sorprese, utilizzando le nuove tecnologie di cui già disponiamo.
R.B.
È fondamentale per il nostro settore creare i propri media e forme di disseminazione e promozione culturale. Questo sia per poter raggiungere più persone ma anche per avere controllo sulla qualità dei contenuti. Lo sviluppo mediatico è importante anche perché può avere una ripercussione immediata sulla qualità degli eventi culturali stessi.
L’ultima domanda è quasi di rito e ci sembra anche un bel modo per parlare anche del futuro. Ad oggi, Radio MI conta quasi 10 differenti programmi con altri che partiranno nelle prossime settimane e, dopo nemmeno due mesi di attività, ci sembra proprio che la strada intrapresa si stia rivelando vincente. Ecco, prima di salutarci, cosa prevedete per il futuro di Radio Mi?
A.B.M.
Mi piace pensare che dopo alcuni mesi di rodaggio e arricchimento di contenuti Radio Mi diventi una voce molto importante della cultura italiana in Albania e che le venga riconosciuto un ruolo anche nella riappropriazione della lingua italiana fra gli albanesi più giovani. Attraverso i contenuti culturali e le diverse voci che si avvicendano ai suoi microfoni riesca davvero ad avvicinare sempre più e diversamente, rispondendo ai nuovi tempi, i nostri due paesi.
R.B.
Più ascoltatori, più programmi e più collaborazioni