Sono passati molti anni da quando ero obbligata a scrivere articoli di giornale per poter avere la sufficienza in italiano. Frequentavo il liceo linguistico. Mi impegnavo. Poco.Di conseguenza risultavo mediocre. Ammetto però di non avere mai saputo scrivere. Nemmeno ora lo so fare. Però adesso siamo nell’era dei social. Nessuno sa scrivere. Chi vuoi che si accorga della mia mediocrità?! L’unico che avrebbe potuto era Umberto Eco, ma per fortuna è morto – si chiama “humor nero”, non giudicarmi! – Tuttavia la teoria me la ricordo. So che per scrivere un articolo di giornale bisogna rispondere a cinque domande. Quindi provate a seguirmi e se all’improvviso avete nausea non è l’articolo, siete voi: avete il corona virus!
CHI
Loro. Pochi.
Però alcuni ve li nomino perché hanno fatto la storia. Xheni Karaj e Kristi Pinderi: sono per il Pride Albanese come Tom e Jerry lo sono per l’infanzia di chiunque sia nato verso la fine degli anni ottanta. Hanno sempre pedalato. Di nascosto. Ora non più.
QUANDO
2012
Si ribellano. Prendono la bici. Chi la propria, chi affitta quella del comune. Ma pedalano. Come se non ci fosse un domani. Anzi proprio perché domani ci sarà. E a partire da oggi lo rendono migliore. A dire la verità sarebbe più corretto scrivere “ieri”, avendo avuto inizio il tutto nel 2012, però approfitto della licenza poetica finché posso.
Otto anni di marce e pedalate dopo:
2020
Il COVID-19 gli impedisce di pedalare e manifestare come a tutto il resto del mondo impedisce di vivere la sua quotidianità. Questo però non li ferma. Sono attivi anche se solo virtualmente.[1]
Hai presente quando non hai nulla da fare e perdi il tuo tempo sui social a vedere cani che cantano e cantanti che cantano da cani? Ecco, loro invece no! Non la settimana dall’undici al diciassette maggio almeno. Perché, ammettiamolo, a chi non piacciono i video di cantanti che cantano da cani?
Dal’11 al 17 maggio loro, come tutto il resto dell’anno, fanno la differenza. Perché sono la differenza. Sono ai margini. Possono fare altro. Conformarsi. Fingere di non essere ciò che sono. Fingere di essere altro da se stessi. Ma decidono che difendere i loro diritti sia più importante. Difendere i diritti umani sia più importante. I miei e anche i tuoi.
Sono giovan* e si ribellano:
al linguaggio violento con cui si parla, anche se pochissimo, a loro e di loro.
se mio figlio fosse gay gli pianterei una pallottola sulla fronte[2]
Sono giovan* e si ribellano:
a una politica che li ignora. Sali Berisha, ex presidente ed ex primo ministro albanese (perché siamo albanesi e non abbiamo politici, abbiamo i jolly; quelli che sanno fare un po’ di tutto, sia capo dello stato sia capo del governo sia cardiologo ma soprattutto i buchi nell’acqua) fa finta di voler introdurre il matrimonio omosessuale. Mi spiego meglio: l’ Albania ha sempre voluto e vuole tutt’ora fare parte della comunità europea e per essere nelle sue grazie deve avere certi requisiti tra i quali la non criminalizzazione dell’omosessualità.[3] Tuttavia il “Jolly” personalmente crede, e lo sventola senza rimorso, che essere omosessuali sia moralmente inaccettabile.[4]
Sono giovan* e si ribellano:
a una società che se non può ignorarli li ostracizza e se non può ostracizzarli li maltratta psicologicamente (sempre) e fisicamente (appena può). Albanesi brava gente. Albanesi ospitali ma se sei uomo e ti piace un altro uomo ti gonfiano di pugni. Se sei donna e ti piace un’altra donna hai una malattia mentale. E/o viceversa. Mica si fa discriminazione su chi riceve violenza fisica?! Diamo a Cesare quel che è di Cesare. Pugnalate!
DOVE
Tirana
Capitale albanese, nella quale, se per caso ti scopri di essere gay e si vede, un lavoro non lo troverai mai. E se ce l’hai lo perdi. Una città letteralmente costruita da fascisti durante l’occupazione dell’esercito italiano negli anni quaranta del Novecento.
Tirana è fascista, sa di esserlo e ne va fiera.[5]
NON LORO!
Di CHE parliamo quindi?
Di gente che vuole essere e vuole fare. Di gente che non può essere e non può fare perché:
- contro natura
- dio li condanna
- è vergogna
- non si è mai visto prima
- c’ha il cane che si morde la coda.
Nonostante tali motivi, che definirli assurdi e irrazionali sarebbe solo un eufemismo, la gente che non può essere e non può fare, una cosa la fa: MANIFESTA.
Non li ferma una pandemia. Figuriamoci se li fermano gli ignoranti di turno!
PERCHÉ?
Vogliamo che non ci vedano come alieni quando scoprono la nostra identità sessuale […] vogliamo che chi ci ascolta da casa e sente il linguaggio violento con il quale ci descrivono e si rivolgono a noi non pensi che sia normale.[6]
Dal’11 al 17 maggio 2020, non importa che tu sia gay o asessuale, lesbica o transessuale, bisessuale o un cantante che canta da cani. L’importante è che vai su internet e cerca #Prideon Tirana e ti informi.[7] Cerca “Streha” e se puoi sostienili.[8] E se proprio sei pigro e non hai voglia di fare nulla, puoi aiutarci anche solo evitando commenti omofobi nella tua quotidianità. Tutti gli altri giorni invece, va su internet, informati e basta!
‘Che omofobi non si nasce. Si diventa.
* * *
[2] Parole di Murat Basha, esponente del partito “Legalitet”. Per maggiori informazioni visitare il sito https://en.wikipedia.org/wiki/Legality_Movement
[3] La decriminalizzazione dell’omosessualità risale al 1995 ma questo, probabilmente, l’albanese medio lo ignora.
[5] Per maggiori informazioni sulla situazione sociale e politica in cui queste persone sono costrette a vivere si consiglia la lettura del rapporto (presente in lingua inglese e albanese) riguardante l’anno 2018.
- https://drive.google.com/file/d/1vRUudj2DwJMtVuOO7jhRL_dJtJugQi3j/view
- https://drive.google.com/file/d/140NXv02Y_azOnHkGwgKYOZIJeEorORfk/view
[6] Parole di Xheni Karaj tradotte dall’intervista http://www.panorama.com.al