In occasione del 545° anniversario della morte del grande Kreshnìk Shqipëtàr Gjèrgji Kastriòti Skënderbèu, un doveroso ricordo del Venerabile Archimandrìta Arbëresh Eleuterio Fortino a ventotto mesi dalla prematura scomparsa nell’Urbe dei Cesari!
[ Eminenti Personalità Arbëreshë degli ultimi quattro secoli (2°) ]
CITTÀ DEL VATICANO (11 Dicembre 2003) / Ufficio Centrale del Dicastero per i Rapporti con gli altri Cristiani. Siamo alla presenza dell’Archimandrita Eleuterio Francesco Fortino (nato nel 1938 a San Benedetto Ullano, provincia di Cosenza). Con lui desideriamo rievocare un memorabile evento storico-religioso di sette lustri orsono.
Monsignor Fortino, Lei nel 1968 rivestiva la carica di segretario generale nell’ambito delle celebrazioni per il V Centenario della scomparsa di Giorgio Kastriota Skanderbeg. Quali reminiscenze conserva?
Fu un avvenimento eccezionale per la verità. Coinvolse tutta la diaspora albanese. Dico diaspora, ma ci furono ripercussioni anche in Albania. Le celebrazioni furono organizzate da un Comitato centrale di cui io, appunto, ero segretario. Al mio fianco, come cosegretaria, vi era la signora Ada Salerno.
A proposito, i componenti quel comitato?
Presidente l’avvocato Gennaro Cassiani e vicepresidente il prof. Giovanni Lala Comneno, affiancati da numerose altre illustri personalità sia shqipëtare che arbëreshe.
Ed ora un accenno relativo alla “scaletta” delle celebrazioni. Il Comitato per le celebrazioni in Roma riuscì ad ottenere una calorosa, fraterna partecipazione di moltissimi italo-albanesi ed albanesi sparsi nel mondo, fedeli al ricordo del nostro Eroe Nazionale Giorgio Skanderbeg, al fine di commemorare degnamente, in spirito di costruttiva unità, il grande Kreshnìk che dedicò la sua vita in difesa dell’Albania e dell’Occidente cristiano. La straordinaria kermesse celebrativa romana, svoltasi dal 24 al 26 aprile 1968, registrò nell’ordine: un Convegno in Piazza S. Pietro dei gruppi provenienti dal Molise (Campomarino, Montecilfone, Portocannone, Ururi), dalla Basilicata, dalla Calabria, dalla Sicilia e da altre parti del mondo (Canadà, USA, Australia); una Udienza di Sua Santità Paolo VI; una Seduta commemorativa nell’Aula Magna del Pontificio Istituto Orientale; una Solenne liturgia nella Basilica di S. Pietro in Vaticano dei tre Ordinari di Rito Greco; un omaggio a Giorgio Skanderbeg in Piazza Albania ed, infine, un Pellegrinaggio a Genazzano (Viterbo) dove si venera la Madonna di Shkodër. Un ritorno-flash all’udienza papale. Era presente qualche discendente di Skanderbeg?
Ricordo che i “drappelli” arbëreshë erano capitanati da Ferdinando Kastriota Skanderbeg (3° Barone di Fossaceca e Castelluccio) e dal suo figlio cadetto Giorgio. E l’intervento oratorio di Giovan Battista Montini?
L’intervento del Sommo Pontefice rimarrà per sempre nei nostri cuori. Esordì dicendo: “Carissimi figli d’Albania, il Nostro speciale benvenuto va oggi a voi, adunati a ricordare il V Centenario di Giorgio Kastriota Skanderbeg, Eroe della vostra Nazione e del nome cristiano, presso questa Sede Apostolica, che potete considerare vostra casa paterna. Vi vediamo tanto volentieri: sappiamo infatti che lo spirito con cui celebrate questa commemorazione, è quello tradizionale della vostra Stirpe che al di sopra di ogni altro interesse ha sempre posto i valori tradizionali della Besa o Fedeltà a tutti gli impegni, della Ndera o senso del vero onore e della Bùrrija o complesso delle virili virtù… “. Sappiamo che il Comitato organizzativo estese l’invito alle celebrazioni per il V Centenario a tutti gli Albanesi che si riconoscevano nel ricordo della figura di Skanderbeg. A prescindere, quindi, da qualsiasi posizione politica? «Esattamente». Che Lei ricordi, insomma, gli inviti ufficiali raggiunsero anche il Governo di Tirana e l’Ambasciata di Via Asmara?
Sì, ma non ricevemmo risposta. L’atteggiamento del regime di Enver Hoxha era, forse, comprensibile dal momento che il nostro Eroe Nazionale veniva celebrato soprattutto come Atleta Christi e come Difensore della Civiltà Occidentale. Esisteva, pertanto, una polemica latente e malevola nei confronti di una categorica affermazione dei diritti, come, ad esempio, del diritto alla libertà d’opinione e religiosa.
Alla luce degli ultimi accadimenti politico-ideologici mondiali che vedono come “magna pars” alcuni gruppi del radicalismo islamico, assume una importante valenza storica la figura di Giorgio Skanderbeg, che fu l’antesignano (assieme a Giovanni Huniady) della dura contrapposizione all’Impero turco. Quale la Sua opinione? In altre parole, se oggi Skanderbeg fosse vivo, quale posizione assumerebbe nei confronti della menzionata e delicatissima “vexata questio” internazionale?
Io non so che cosa farebbe Giorgio Skanderbeg. In tutti i modi la Storia cammina, cambia. In Albania, dopo la morte del nostro Eroe, ci fu una forte islamizzazione con molti problemi, violenze ecc., ma ad un certo punto si instaurò una convivenza pacifica. I rapporti fra Cristiani e Musulmani furono e sono (oggi) di reciproca tolleranza. Per quanto concerne, inoltre, la lotta per l’Indipendenza e la rinascita nazionale, ci fu piena cooperazione fra tutte le fedi religiose.
Alcuni sostengono che in Albania cominciano ad evidenziarsi influssi di Paesi esterni che cercano subdolamente di minare la pacifica convivenza inter-religiosa.
Questo rischio non esiste solo in Albania ma anche nel resto d’Europa (Francia, Italia, Germania, Gran Bretagna). È interesse di tutti promuovere il dialogo pacificatore in una situazione multietnica. La contrapposizione porta all’odio e alla violenza. Anche l’indirizzo del Pontefice Regnante Giovanni Paolo II è per il rapporto fraterno fra Cristiani e non, per la ricerca dell’unità fra i Cristiani con addentellati onesti e leali mirati ad una seria cooperazione inter-religiosa.
Chiediamo venia per questa domanda squisitamente ……. politica! Lei ritiene che vi sia oggi, in Albania, chi reputi necessaria e doverosa (ai fini di una granitica restaurazione della democrazia) una seria pulizia all’interno dei gangli vitali dello Stato? In altre parole che, prima o poi, il Popolo Shqipëtar dovrà regolare i conti con il proprio passato storico e politico, magari accarezzando l’idea di proporre una “seconda Norimberga”?
Penso che la Patria dei nostri antenati non sia diversa dagli altri Stati dell’Est europeo ove il comunismo ha “regnato” per quasi mezzo secolo. Si sa che tutti i processi di reinserimento democratico possono risultare elefantiaci e sfibranti, ma sicuramente efficaci ai fini del raggiungimento di una vera democrazia. A Tirana spira, dal 1992, un vento nuovo e beneaugurante. Niente processi “alla Norimberga”, dunque. I veri Cristiani e i veri Musulmani devono ignorare vendette e regolamenti di conti, privilegiano rispetto e fratellanza!
Mons. Fortino, quando è stato ordinato Sacerdote?
Il 24 novembre 1963. E il Suo attuale incarico?
Dal 21 maggio 1987 sono Sottosegretario del Consiglio per l’Unità dei Cristiani. Mi occupo, in particolare, degli Ortodossi.