Conosciamo i PMB solo di fama quando ci mettiamo a discutere del concerto serale che dovrà chiudere la giornata di Sabato 12 giugno. In una rosa di nomi che iniziamo a valutare per il concerto, loro ci sono sempre.
Passano altri nomi di band albanesi che potrebbero concludere la giornata, ma loro ci sono sempre. I scettici ci guardano male: Ma come, volete portare una band che canta in una lingua che non è albanese e non è neanche italiano? Nessuno capirà niente di quello che stanno cantando. Non gli albanesi, un po’ per difficoltà e un po’ per il volume alto, non gli italiani per via della lingua.E l’obiezione è valida, altro che. Eppure, c’è qualcosa in questa scelta che rende ovvio il fatto che per quanto se ne parli, è già deciso che saranno loro a salire su quel palco.
Perché riescono a coniugare al meglio il rock che amiamo con la nostra musica. Perché appena sentiamo i ragazzi dei PMB al telefono si mostrano subito disponibili ed entusiasti. Perché per concludere degnamente la giornata vogliamo comunque continuare spiegando qualcosa al nostro pubblico, qualcosa di nuovo. E sono questi ragazzi, tutt’ora sconosciuti al pubblico albanese, almeno, non in proporzione alla loro bravura. Perché in fondo ci sentiamo nobili ed onorati se arrivano, perché in un qualche modo averli sul palco concluderà il cerchio iniziato secoli fa e ci offre un assaggio del mistero degli arbëresh e di quello del sud. E soprattutto, perché i PMB insegnano come sia possibile essere cittadini di questo millennio senza rinunciare alla loro identità. Perché per quanto la musica sia importante, in questo caso non è tutto. Deciso. I PMB suoneranno a Modena il 12 giugno, tra modernità e tradizione.
La band del album RockArbëresh ( 2005 ) e dell’ottimo Kendo ( 2009 ) inizia a fare i bagagli mentre a Modena si inizia a preparare il palco.
Ma se la scelta della band porta in sè il contagio di culture e messaggi, il posto del concerto non è da meno. Si tratta infatti della Biblioteca Crocetta dove Modena Medina propone altre band. Come direbbero alcuni, di una zona quanto meno “disagiata”, una di quelle dove è meglio che acceleri il passo perché è pieno di stranieri. La scommessa viene raddoppiata in quanto non scegliamo uno dei posti più appropriati per il concerto, ma il parcheggio di una biblioteca appena fuori mano dove devi proprio venirci in quanto è la prima volta che si realizza un concerto.
Ma siamo entusiasti, e cosi lo sono anche i responsabili di Modena Medina.
I PMB arrivano stanchi, hanno viaggiato tutta la notte. Tempo di fare due passi per la città e bisogna essere sul palco per il sound check mentre il parcheggio si inizia a riempire. Aprono gli Al Alham Band, un gruppo di percussionisti marocchini. Il programma prevede Linda Rukaj ma per una serie di sfortunati eventi non è stato possibile averla tra di noi. Ancora nel 2010 per portare un’artista albanese a cantare in Italia è necessario compilare montagne di documenti. E questa volta non è colpa dell’ambasciata italiana la quale anzi, si adopera facendo tutto il possibile per farla arrivare. Purtroppo il tempo stringe e la conferma arriva Venerdì 11 giugno: Linda non ci sarà. I PMB dovranno fare gli straordinari per coprire questa mancanza.
Salgono in scena appena dopo le 21.00. ancora prima di attaccare con gli strumenti i ragazzi attaccano la bandiera nelle tastiere. Iniziano e già si capisce che la serata è immancabilmente scandita. E PMB, oltre ad essere quello che sono – miglior espressione dell’essere se stessi in questi tempi confusi – sono soprattutto dei buoni musicisti. Angelo, Dhimitri, Antonio, Paolo, Sergio e Pino ( violino ) sanno il fatto loro.
La musica riesce ad unire il rock con le radici della cultura albanese, e non c’è contrasto perché, anziché escludersi, come spesso succede, si completano a vicenda. La voce di Angelo e il violino di Pino aleggiano sopra il cielo di Modena e raccontano di un popolo, delle sue tradizioni e della sua anima. Tra una canzone e l’altra le graditissime spiegazione di Angelo sugli arbëresh. Parla, e dice solamente cose sensate.
Spiega chi siamo, spiega il perché della scelta di cantare in questa lingua, spiega tutto quello che vorremmo sentire più spesso. In una serata come questa le sue parole vanno dritte al cuore e ti sembra impossibile pensare a leggi che creano clandestini o all’incomprensione tra popoli. Tutte queste cose non hanno giurisdizione qui.
I ragazzi cantano per circa trecento persone che le osservano con il fiato sospeso, a volte con religioso silenzio e a volte con partecipazione mistica.
E poi succede quello che stavamo aspettando. Succede che si crea quella alchimia per la quale abbiamo lavorato cosi tanto. Le prime file si riempiono di ragazzi che si siedono sul cemento per sentire meglio.
E cantano, cantano tutti, a volte senza conoscere le parole perché non sempre serve. Perché, come dicono i PMB loro in Këndo, “ Canta perché ne abbiamo bisogno, canta perché tutte le persone devono ascoltare la tua voce, tutta la rabbia che hai in corpo tirala fuori, tirala fuori e canta per questo mondo, non ti spaventare e non aver paura, parla con il cuore, e racconta pure quel tuo dolore, non fermarti mai e non dimenticare, prendi fiato, chiudi gli occhi e Canta!”Gli mp3 dell’album Rock Arberesh si possono scaricare liberamente dal loro sito. I Peppa Marriti Band sono: Angelo Conte (Bobo) /Voce & chitarra acustica; Demetrio Corino(Dhimitri)/Basso & voce; Antonio Castrovillari/Chitarra elettrica; Paolo Imbrogno/Tastiere; Sergio Toscano/Batteria; Pino Murano/Violino.