Riflettendo, dopo una passeggiata per Tirana in una bella domenica di sole di ottobre, rimango colpito dall’alternanza dei colori.
Il primo impatto è con Sheshi (piazza) Skanderbeg. Una piazza enorme, con echi dei regimi che si sono alternati nel Novecento, e dei quali porta ancora segni nell’architettura e nelle iconografie.
In particolare l’opera che si affaccia sulla piazza e sulla statua del condottiero Castriota richiama l’invasione italiana e il regime fascista, così come il quartiere dei ministeri, che fu costruito in quel periodo e che dà accesso alla piazza venendo dalla Piramide. Il mosaico del museo di storia della patria, invece, richiama Enver Hoxha e la sua epoca, senza sconti. Così come la Piramide di Hoxha, oggi lasciata a se stessa, ma timidamente segnata dai colori dei graffiti, e ancora di più dai giovani che la popolano.
Il resto della città, quasi per reazione, è invece un immenso graffito di colori pop. Il quartiere del Bllok, ma anche la zona fino allo stadio Selman Stermasi, Tirana E Re. E Sheshi Uilson. Colori che si ritrovano sulle facciate, sulle panchine, sulle insegne. Colori emersi nel periodo in cui Edi Rama era sindaco della capitale.
Lo stesso Rama, in un convegno a Salonicco, così ha spiegato la scelta: “All’inizio, è stato modificato solo l’esterno dei palazzi, sono state ridipinte le facciate, poi il cambiamento è diventato strutturale, hanno iniziato ad esserci innovazioni anche a livello burocratico. L’obbiettivo principale era rivitalizzare gli animi delle persone per poterle rendere capaci di fare un cambiamento vero nella società”.
Rama ha più volte spiegato che colorare i palazzi è stato un atto politico: il grigio rappresentava la corruzione dei due regimi, mentre i colori sono il segno della speranza e della rinascita di Tirana e dell’Albania.
Il cambiamento, secondo l’ex sindaco, è stato percepito immediatamente dai cittadini, che vedendo la città cambiare “pelle cromatica” hanno associato i colori all’idea di un luogo più sicuro e più bello in cui vivere (qui l’intervento di Rama ).
L’idea di città viva si trova in ogni angolo, dalla centrale Rruga Ibrahim Rugova fino alle più piccole Rruga Pieter Bogdani e Rruga Vaso Pasha. La fine della passeggiata è abbellita dall’immagine quasi parigina delle tre panchine colorate del Parku Rinia, che accolgono in modo discreto i passanti.
Una Tirana che si presenta Pop: Pop come un quadro di Andy Warhol, come un graffito di Keith Haring, ma anche Pop in quanto città popolare, e popolata.
Come dice il poeta Fatos Arapi, “L’arte magnifica della perdita l’abbiamo fatta diventare fortuna”.