Ci troviamo a Trieste, una delle più belle città italiane, una città di mare e di confine, piena di storia che l’ha portata a cambiare più volte nazione.
Trieste che sa meglio di tutte le altre città italiane cosa vuol dire nazifascismo, dato che è vissuta con entrambi e porta ancora oggi la prova della disumana concezione razziale, la Risiera di San Sabba, campo di prigionia in epoca nazista. Il suo forno crematorio fu destinato però a più atroci atti, come quello di sterminio. La Risiera di San Sabba fu l’unico campo di sterminio nazista in Italia, e oggi è monumento nazionale all’orrore della storia.
Eppure un quarantaquattrenne triestino di nome Alessandro Gardossi, circa 4 mesi fa, ha dato vita ad un ramo della più estrema espressione politica di animo nazionalistico greca, “Alba Dorata Italiana”.
Ci siamo posti diversi quesiti e ci siamo immersi in profonde riflessioni prima di decidere di dare spazio, di raccontarvi di questo fenomeno italiano che guarda oltremare in direzione della Grecia.
Ma dopo diversi momenti di sconcerto abbiamo deciso che il nostro scopo, la ragione per cui nasce questa testata è una su tutte: raccontarvi la vita dell’immigrato albanese in Italia, raccontarvi la sua cultura, le sue tradizioni, la politica albanese, la collaborazione e fraternizzazione con gli italiani, farvi affacciare su una realtà che spesso viene raccontata da soli, semplici e sbrigativi osservatori esterni. Allora, a finestre spalancate -anzi, le abbiamo proprio abolite insieme alle porte per poter fare entrare chiunque abbia voglia e curiosità di conoscerci-, vi riportiamo questa momentaneamente piccola realtà dello Stivale.
Cosa può spingere un uomo libero, che ha vissuto in uno stato libero e democratico, che fa uso senza alcuna restrizione dell’evoluzione mondiale e del suo sistema globale, a dare vita ad un simbolo politico fortemente nazionalista ispirato all’omonimo greco “Alba Dorata” con l’aggiunta di “Italiana”?
Alessandro Gardossi, 44 anni, di Trieste, da 150 giorni è il segretario del partito “Alba Dorata Italiana” nato sulla scia del successo dell’omonimo movimento neo-nazista greco, definendo però diverso il loro cammino. Ex-militante della Lega Nord, ex sindacalista CISL, ex segretario regionale del ben noto movimento politico fascista Forza Nuova, 15 anni di lavoro come infermiere nell’azienda ospedaliera di Trieste hanno portato Gardossi a darsi un’unica risposta, quella della formazione di un movimento da lui definito rivoluzionario. Un partito politico che conta circa 500 tesserati (numero non ben precisato dallo stesso Gardossi)- “un po’ in tutta Italia”- dichiara senza approfondire.
Non si trovano altre sedi oltre a quella di Trieste ma Gardossi ritiene che il suo partito abbia militanti in tutta Italia e conta sul grande numero, oltre un milione, di contatti sul sito web. Sito nel quale minaccia l’arrivo dell’Alba Dorata italiana che smaschererà le lobbies. Un simbolo, quello dell’Alba Dorata, presentato anche alle scorse elezioni senza successo. Un fallimento che Gardossi attribuisce alla censura ed alla paura che il sistema ha della verità che il suo partito andrà spiegando.
Essendo noi una testata giornalistica che si occupa di immigrazione gli chiediamo subito come mai ha scelto di chiamare il proprio partito Alba Dorata e se condivide il pensiero della madre di questo partito in Grecia, di bruciare gli immigrati e di produrre con essi del sapone con cui pulire le strade.
Gardossi, che si dimostra subito combattuto sulla posizione del proprio partito poi ci spiega, pur essendo il rapporto tra i due partiti ottimo come anche quello con i militanti greci, di avere in comune con l’Alba Dorata greca solo gli ideali nazionalistici, non la forma.
Cerchiamo allora di comprendere le differenze:
Dice di non rappresentare un pensiero nazista ma definisce Hitler un uomo di forte carisma e uno statista che ha regalato al suo popolo uno stato sociale valido. Nel sito del partito troviamo un dettagliato articolo nel quale viene riportata la grandezza di Hitler e come lo sterminio degli ebrei fu causato dagli stessi. Hitler non fu altro che il messaggero della collera divina: Dio lo mandò per condannare i sionisti che ritenevano che il giudaismo doveva essere una nazionalità, cosa che avrebbe, ed ha (secondo l’articolo), scatenato l’ira di Dio.
Dall’altra parte, gli omonimi greci ritengono eroe nazionale il generale Metaxas che nel 1944 diede vita (sotto l’accusa di collaborazionismo con gli italiani) alle violenze ed ai massacri verso i ciamurioti albanesi fino a mandarli via da quella che era la loro terra da sempre.
Gardossi, però, prende anche le distanze dai fascisti ma ritiene che Mussolini fu un uomo forte, un rivoluzionario che ha fatto moltissime cose belle di cui oggi gli italiani dovrebbero andare fieri. Gli chiediamo se condivide le leggi razziali del Duce e ci risponde: “Era un uomo, poteva sbagliare” Piccoli incidenti, quindi.
Incidenti come quelli dell’Alba Dorata in Grecia che a settembre scorso è scesa per le strade prendendo a bastonate gli stranieri e distruggendo ogni bancarella del mercato sospettata come loro proprietà. Non si chiesero se erano regolari: loro ritengono di essere nel giusto, di fare ciò che il popolo chiede e vuole, ciò che la polizia non fa.
Persino il simbolo sulla bandiera del partito madre, Alba Dorata greca, rafforza il dubbio di xenofobia e di sentimenti di superiorità da parte dei militanti. Il meandro nero in centro ad un sfondo rosso non può non richiamare in mente il simbolo del nazismo . Nazismo a cui l’Alba Dorata greca non ha mai negato di ispirarsi pur ritenendo il simbolo semplicemente rappresentativo della cultura architettonica greca.
Durante la telefonata, Gardossi tiene anche a spiegarci come secondo lui il problema vero non sono gli immigrati, poveri in cerca di una vita migliore, ma chi li ha portati in Italia, chi viola la sovranità nazionale. Gli immigrati appunto, secondo Gardossi, non sono altro che lo strumento per le lobbies di creare denaro sfruttando il lavoro forzato e mal pagato. Andrebbero quindi rispediti a casa per condannare le lobbies e prendersi il potere nazionale.
Non ne fa, quindi, un problema di razza l’Alba Dorata italiana ma un problema di sovranità. “Gli stessi rumeni, – dichiara Gardossi,- sono razzisti con i cinesi che offrono un più basso costo di lavoro.”
Rumeni che nel sito del movimento politico vengono definiti barbari e primitivi. Gli indiani sono definiti come esseri sottosviluppati e gli albanesi “feccia delinquenziale” e “diavolo di gente”.
Se per contraddirci sul dubbio legittimo che questo partito sia di impronta razziale si è dovuto prendere d’esempio il pensiero di un “barbaro”, solo con una malata fantasia di stampo superiore possiamo comprendere cosa definirebbe questo sito i cinesi colpevoli di rubare il lavoro a tutti, persino ai “barbari”.
Nella lunga telefonata con Gardossi ci siamo impegnati a comprendere le ragioni del suo pensiero e le differenze tra loro e la Grecia che prova a rimarcarci ma l’unica differenza che riusciamo a ben distinguere tra la madre Alba Dorata nata in Grecia ed il suo ramo in Italia l’abbiamo riscontrata nella diversa lingua in cui esprimono gli stessi pensieri, pensieri offensivi della dignità umana.
Il rispetto per il pensiero altrui è la maggior libertà che si possa elargire. Ma calpestare la storia, le sofferenze e l’umiliazione in nome di un fascio e di una croce svastica spacciati come simboli nazionalistici ancora e nonostante il buio che rappresentano nella storia mondiale è un’offesa che va oltre ogni umana concezione.