A preoccuparmi di più, oltre all’impossibilità di esercitare i miei desideri personali in quei momenti, c’era anche il fatto che in mezzo alla mischia si trovavano tante persone a me care.
Mentre le notizie di morti e feriti saltavano sulla rete, tantissimi brutti pensieri circolavano per la mia testa. A impallidirmi e frustarmi ancor di più era la sensazione in crescita che in mezzo alla folla, e in seguito alle vittime, potrei esserci stato anch’io. Eppure non avevo mai scagliato una sola pietra contro il Governo, che in quell’occasione sparò all’altezza d’uomo con pallottole vere e proprie contro i protestanti, solo una ristrettissima parte dei quali impugnavano e tiravano al massimo qualche pietra.
Anzi, le immagini televisive mostrarono chiaramente che le pallottole dei sicari del Governo s’infilarono nei corpi di protestanti i quali in quel preciso istante erano del tutto estranei dal compiere azioni violente. L’impressione che ci fu subito nell’opinione pubblica era che la conservazione del potere ad ogni costo era la cosa più importante per i governanti, anche più importante dell’esistenza stessa dei governati.
Un primo accenno o preludio a una tale considerazione ci fu addirittura qualche anno prima, quando dopo l’esplosione di un arsenale di armamenti a Gerdec (pochi chilometri da Tirana), che operava in piena violazione delle leggi, causò la morte di 26 persone, opera per la quale, oggi, dopo quasi di quattro anni non c’è ancora nessun condannato. Quando si tratta di crimini a sfondo politico o per opera del Governo, l’impunità è una garanzia più che assoluta, in tutti gli altri casi la giustizia funziona e come. Questo lo dimostra anche il fatto che un anno dopo l’uccisione dei quattro protestanti da parte della Guardia della Repubblica, non ce altresì nessun condannato.
E pochi giorni fa, Ilir Meta, il principale alleato di Berisha, è stato scagionato dalle accuse di corruzione, dopo dei filmati che lo incastravano in modo schiacciante, e che sono stati autentificati da una compagnia statunitense, considerata autorevole e prestigiosa anche dall’Ambasciatore USA a Tirana, il quale pochi giorni fa si e mostrato “curioso” di sapere perché la Corte Suprema albanese non abbia preso in considerazione la perizia americana. Ormai sta diventando chiaro un po’ a tutti che l’Esecutivo e la Giustizia non operano per il bene comune (sempre che abbiano mai operato), ma forse per quello strettamente privato. Se si ammazzano a sangue freddo quattro protestanti sotto la luce del sole e in diretta TV, durante una protesta popolare, immaginiamo cosa possa accadere al singolo individuo che “minaccia” il potere con le sue azioni.
Quattro persone rimasero uccise e alcuni altri furono feriti, tra i quali un giornalista, solo perché protestavano contro la corruzione e i problemi sociali. Se questa è una ragione sufficiente per morire allora bisogna trovarne una altrettanto ragionevole per vivere. Per la vicenda del gennaio 2011 è appena giunto alla Procura della Repubblica la perizia balistica del FBI insieme alle prove che al server del Palazzo del Governo qualcuno ha messo le mani per cancellare gli ordini via radio che sono impartiti per sparare sulla folla. Questa volta il Governo avrà le mani legate qualsiasi cosa potrà desiderare. In primis, non potrà dire che non riconosce come prova la perizia statunitense, che stavolta, differentemente al caso “Meta”, è giunta in via ufficiale, e non tramite compagini private.
Dall’altro lato, se qualche ufficiale della Guardia della Repubblica verrà condannato con l’ergastolo, difficilmente qualche valigia con milioni di euro lo potrà fermare dal fare i nomi dei “mandanti” delle esecuzioni fatali. Stavolta, anche la Corte non potrà non prendere in considerazioni le prove e la perizia ufficiale statunitense, salvo di compromettere le relazioni diplomatiche tra i due paesi, come ha ammesso in modo indiretto anche l’ambasciatore USA a Tirana Alexander Arvizu definendola come “un grave problema” una eventuale situazione del genere.
Non che le Corti albanesi si debbano sottomettersi a un Paese straniero, visto che teoricamente l’Albania dovrebbe essere un Paese indipendente e sovrano, ma la percezione che la Giustizia sia corrotta e politicizzata è così elevata che l’intervento estero di una grande potenza straniera a favore dei cittadini albanesi è così necessario (anche se magari non legale) come lo fu l’intervento dei bombardamenti della Nato nel 1999. E visto che l’UE non è capace di incidere nei nostrani problemi a causa dei sui gravi problemi interni, gli USA rimangono l’unica potenza che potrebbe tracciare la via verso la vera democrazia del Paese delle Aquile nel suo primo centenario d’indipendenza. Fino ad ora la diplomazia statunitense era stata più o meno super partes nelle questioni albanesi, dedicandosi soprattutto ai consigli generali, ma ormai il rischio che l’adorazione e la fiducia dei cittadini albanesi nei confronti degli USA calasse a causa dell’apatia delle posizioni nei confronti del Governo autocratico è aumentata al punto tale da costringere l’ex ambasciatore USA a Tirana Withers di definire l’Albania un Paese che sta deviando dal modello delle democrazie Occidentali a quelle Orientali, e l’attuale ambasciatore USA a Tirana Arvizu di confermare che se la Giustizia lascerà impuniti gli responsabili del 21 gennaio 2011 “questo potrebbe essere un grave problema”.
La diplomazia americana è stata l’unica che ha usato una lingua così chiara, differentemente da Bruxelles, che ci sta più vicino solo geograficamente a quanto pare. Gli americani hanno confermato di essere alleati dei cittadini albanesi e non dei governi, cosa che dall’UE stenta a essere mostrata con altrettanta lucidezza. Nella vigilia del centenario dell’Indipendenza l’Albania vede finalmente in fondo al tunnel un raggio di luce verso la sua strada farraginosa di diventare “come tutta l’Europa”.
La Giustizia e la Corruzione, i principali “nemici” che tengono l’Albania lontana dall’integrazione nell’EU, si stanno combattendo per ironia della sorte non dai burocrati europei, ma dai pratici americani.
Le vite dei martiri della democrazia Faik Myrtaj, Ziver Veizi, Hekuran Deda, Aleks Nika solo in quest’ottica potranno avere avuto un senso.