Oggi al Parlamento Europeo si è concluso la conferenza su “Youth Balcans”, in merito alle loro opportunità, i cambiamenti, e la crescita. Presenti alla tavola rotonda, da una parte il Parlamento Europeo coi suoi rappresentanti, Eduard Kukan e Tanja Fajon, e dall’altra l’UNICEF con i propri rappresentanti per ogni Stato affacciato al bacino Adriatico, e più nello specifico Luciano Calestini per il Kosovo e Detlef Palm per l’Albania.L’intervento e il sostegno del Parlamento Europeo è molto importante, poiché è un’istituzione che spinge verso l’integrazione e al progresso dell’indipendenza del Kosovo. La fascia d’età 18 – 25 anni sta vivendo un periodo difficile perché ci sono dei grandi cambiamenti, sia all’interno dei confini kossovari, che fuori, nel resto dell’Unione Europea.
Oltre il 73% dei giovani di oggi, in Kosovo, non sono economicamente attivi e tantomeno indipendenti. Percentuale, questa, molto alta, confrontandola con la realtà degli altri Stati membri dell’UE.
Sia l’UNICEF che la Comunità Europea si stanno impegnando a rendere il Kosovo un’economia indipendente e forte, in vista anche dell’Europa 2020; aumentando in paese l’innovazione anche tecnologica, la creatività e l’educazione, dando così prestigio e fiducia ad una nazione che ha sempre sofferto l’indipendenza.
È fondamentale, ribadisce Calestini, che ci siano grandi cambiamenti, anche nel sistema educativo, rendendolo competitivo ad affrontare ciò che il mondo del mercato di lavoro oggi chiede.Un altro problema fondamentale è la lingua parlata e studiata dalle nuove generazioni, poiché i bambini albanesi, sul territorio kosovaro, non parlano serbo e viceversa. Ci sono, quindi, scuole separate che non aiutano l’integrazione tra le due minoranze. In merito a questo argomento, prosegue Calestini, le cose da fare sono tante e la strada è lunga.
Entrambe le parti oggi presenti al dibattito si impegnano a cercare di migliorare la situazione già nella fascia d’età 0 – 6 anni, per avere un futuro più florido con l’aiuto delle istituzioni presenti sul territorio.
Per quanto riguarda, invece l’Albania, la situazione scolastica è differente e molto più leggera di quella kosovara. Palm conferma che, solo a Tirana ci sono ben 42 Università, e un numero elevato di emigrazione, quasi il 50% dei giovani albanesi vivono fuori dai confini nazionali. Il problema dell’educazione in Albania consiste nel continuo emigrazione degli studenti, preferendo le Università straniere a quelle nazionali.
Nonostante questo fenomeno abbia dati elevati, gli studenti albanesi cercano di entrare nelle Università di prestigio, perché un numero elevato di essi mirano al lavoro qualificato, affidandosi così alle Università private, molto presenti sul territorio.
Tutti i partecipanti al dibattito sono giunti alla stessa conclusione che investendo sulle nuove generazioni si investe sul futuro e per il futuro