Da quattro a cinque anni anche l’Unione Europea ha incoraggiato i suoi cittadini a prestare attenzione a tutte le questioni pertinenti dell’UE, e a trovare un modo per ridurre il cosiddetto deficit democratico.Ma che cosa è andato storto?
In passato, la principale minaccia per lo sviluppo di una identità europea derivava dalla ostinazione dei cosiddetti Euroscettici.
Recentemente, gli appartenenti alla politica di destra hanno scoperto che il potenziale ritrovato dell’Europa era avere un mercato consolidato mentre quelli di sinistra hanno sposato l’idea di una Europa federalista (che fossi in grado di superare la frammentazione degli stati).
La linea forse più importante dell’UE è stata creare un progetto comune che potesse andare bene sia agli appartenenti della sinistra che a quelli della destra, a causa dei valori da essa rappresentati: i diritti umani, democrazia, libertà, uguaglianza e unità.
Mentre le istituzioni dell’UE sono ancora in costruzione, è stato facile per tutti gli europeisti da contesti molto diversi rivedere il potenziale dell’Europa come il proprio potenziale.
Ora che il processo di costruzione è in fase avanzata e le idee hanno cominciato ad essere attuate, molti europeisti sono rimasti delusi. Infatti il tempo previsto per la definizione e materializzazione del progetto “Europa” ha portato ad una diminuzione delle persone che lo sostengono.
Mentre molti sostengono che l’UE è un progetto incompiuto e che c’è ancora potenziale per lavorare, ci sono molti altri che hanno un feeling crescente di delusione e sostengono che i valori fondamentali dell’UE sono stati abbandonati. Esempi di questa crisi di fiducia si possono trovare in tutto il continente. Esempio lampante la cancellazione in Grecia del referendum sugli aiuti al salvataggio UE.
Se questo referendum avesse avuto luogo, i mercati avrebbero subito una forte scossa prima ancora che il mondo conoscesse il risultato della votazione. Se i Greci avessero fatto il referendum l’esito di quest’ultimo avrebbe gettato l’Europa nel caos economico, ciò ci procura l’attenuante per la cancellazione avvenuta del referendum. Ma è questo il corretto svolgimento degli eventi su largo raggio temporale? Perché i leader politici temono che il loro popolo prenda a carico il proprio futuro.
Perché i rispettivi stati non forniscono a loro gli strumenti per farlo? Non rispettare la volontà del popolo è salutare per la democrazia? Se la “stabilità finanziaria” ha legittimato la democrazia in Grecia, la velocità e l’efficienza sono ciò che hanno battuto la democrazia in Italia. Il fatto è che il nuovo primo Ministro non è stato sostenuto dal popolo italiano ma è stato semplicemente nominato dal Presidente Napolitano, e ciò non è assolutamente rassicurante, anzi per me è in effetti un “app” (precedente) molto spaventoso.
Sicuramente nel rispetto della costituzione italiana non vi è alcun dubbio egli è un leader legittimo, ma il senso di urgenza e della necessità di un nuovo capo di Stato in Italia è diventato più importante della sua tradizione democratica per lo stivale europeo. In Spagna, la delusione si traduce in rabbia. La crisi economica (almeno come si annuncio al mondo) scoppio prima che questa onda passasse per l’Italia. La Spagna aveva già modificato la Costituzione per mettere un tetto ai deficit pubblici.
Ovviamente la procedura/strategia si è verificata completamente democratica, anche da parte di molti membri dell’UE. Questa misura è stata lodata da esperti, ma anche criticata da chi ha osservato con attenzione le fasi della strategia sostenendo che un senso di urgenza nazionale, aveva spinto la prima modifica della Costituzione rigida spagnola.
Considerando che un referendum è sempre un out-put migliore per collaborare “seriamente” per un cambiamento politico all’interno del paese, la situazione in Spagna si trovò in un stato debole ma appena sufficiente per ottenere la modifica della costituzione da parte del governo. Nonostante tutte le modifiche per un’economia equilibrata all’interno del paese, nel 2011 Spagna insieme al Portogallo sono I paesi che sentono l’immigrazione in senso contrario, cioè che esportano cervelli.
Le professioni preferite per il mercato brasiliano restano quelle classiche, ingegneria e architettura. Gli esempi sopra elencati ci dimostrano che l’Unione europea sta lentamente abbandonando alle spalle gli ideali che le hanno dato vita aumentando il deficit democratico, diventato richiesta fondamentale Europea anche per i nuovi paesi candidati.
Ignorando la volontà dei cittadini è contraria ai valori fondamentali dell’UE stessa e la sua tradizione di pluralismo è la principale fonte della sua forza. Se l’UE non cambia la sua traiettoria, potremmo presto scoprire che si è evoluta in una sorta di dispotismo illustrato, dove tutto è fatto per il popolo, ma senza il popolo.
In questa situazione di “status-quo democratico”, l’Europa è coinvolta in una situazione di equilibro finanziario fragile che la descrive bene una frase di Richard Swartz che mi fa riflettere sul futuro del vecchio continente: “L’Europa crede di poter salvare i paesi in crisi inondandoli di fondi. Ma è stata proprio la disponibilità di crediti incondizionati a portarli nella situazione in cui si trovano”.