Sono tante le facce dell’immigrazione. Volti invisibili o mostri da prima pagina. Sono permessi di soggiorno a punti, nuovi italiani non riconosiuti, cittadinanze negate, diritti di voto sussurrati.
Altre ancora possiamo chiamarle con i loro nomi desolanti: clandestinità, Cie, Rosarno, Castelvolturno. Ma ci sono anche teste e braccia che tra Venerdì e Sabato, hanno fatto qualcosa di nuovo. Le prime si sono alzate, le seconde hanno cominciato ad incrociarsi.
Piccole proteste nei principali siti del lavoro nero, elementi di rottura in località dai nomi tristemente noti. Scampia,Afragola, Casal di Principe (feudo dei casalesi, dove nussun italiano osa alzare la testa), Pianura, Castelvolturno, Giuliano,Arzano, questo il palcoscenico della rivolta dei migranti, sopratutto ghanesi e nigeriani, che hanno dato vita ad uno sciopero d’altri tempi. Novecentesco. Braccia conserte alle rotonde con un cartello “io non lavoro per meno di 50 euro”. Rotonde come piazze perchè è lì che ogni giorno caporali e padroncini reclutano i loro Kalifoo (schiavi a giornata).
Aiutati sul campo dal movimento antirazzista campano, per la prima volta in Europa hanno scioperato i lavoratori sfruttati dal caporalato.
Niente di oceanico ma significativo sì. La protesta campana che con facilità potrebbe essere ridotta a mera manifestazione di un sottobosco locale, legato ad un territtorio martorizzato, in realtà porta con sè istanze e rivendicazioni che solo un occhio malizioso potrebbe non cogliere come generali. Se lo sciopero è stato vero ma legato ad una peculiarità territoriale, non altrettanto ha fatto la manifestazione, organizzata dagli stessi, Sabato a Caserta.
Come se alla rivendicazione di un diritto (lo sfruttamento e la possibilità di non lavorare 12 ore per un panino) si maturasse la consapevolezza di averne altri (e di altri) in una vicinaza di intenti empatica che consenta che non si protesti più esclusivamente per la propria posizione. Così, durante il percorso che dalla stazione ferroviaria portava alle vie del centro di Caserta, le rivendicazioni non erano più solo quelle dei lavoratori in nero migranti campani ma diventavano le stesse che da anni attende la popolazione immigrata in Italia; come il diritto di voto amministrativo e una cittadinanza fondata sullo ius soli. Altre iniziative seguiranno, iniziando dal 15 Ottobre con un presidio sotto il Ministero degli interni per poi confluire il giorno dopo nella manifestazione generale indetta dalla Fiom nella quale si intrecceranno problemi fino ad ora irrisolti e che si stanno aggravando. Precarietà, cittadinanza e condizioni di lavoro sempre più simili a quelle di inizio secolo. Lo stesso giorno il 16 Ottobre sarà anche la Francia a scendere in piazza contro una riforma delle pensioni di moda in un’Europa dedicata ormai solo agli interessi di anonimi capitali truffaldini che sarà incombenza delle popolazioni rimpinguare.
Lotte al vento, forse sì ma i diritti non sono mai stati regalati. “Il problema vero e che si aspettavano che qui arrivassero solo le braccia. Ma sono arrivate anche le persone”Dichiarazione di Mamadou Sy leader della comunità senegalese di Caserta.