Durante la Settimana della Cultura albanese 2010, l’Associazione Scanderbeg di Parma ha presentato anche il Calendario “Scanderbeg 2011”. Albania News ha parlato con i suoi curatori Tonin Bajraktari e Denada Alimadhi per capirne i motivi.
Come riuscire a raccontare la storia di un’associazione, avvicinarla alla comunità e allo stesso tempo raccogliere fondi per sostenere un suo progetto? L’idea, a prima letta, scontata e affatto originale, è venuta ai membri dell’Associazione Scanderbeg di Parma: un calendario per il 2011. 12 momenti dalle attività annuali dell’associazione, fissati dagli obiettivi di Denada Alimadhi e Tonin Bajraktari in cui luoghi, riferimenti, persone – parmigiani e albanesi – si mescolano per offrire agli altri ciò che questa associazione è.“Avevo pensato alla realizzazione di questo calendario per portare le attività della nostra Associazione nelle case dei soci e nelle sedi delle istituzioni locali”, racconta Tonin Bajraktari, Responsabile delle Relazioni con i media dell’Associazione Scanderbeg. “Quest’anno ci siamo riusciti grazie all’impegno di tutti e alla professionalità di Denada Alimadhi, membro dell’Associazione e fotografa”.
Già, perché il calendario più che il tempo segna momenti vissuti da parte di una comunità, e più che un calendario è un album artistico con fotografie di qualità, il cui scatto è studiato, ricercato. Un lavoro minuzioso che richiede tanta passione e pazienza. A partire dalla foto di copertina che ritrae un ragazzo in abito tradizionale albanese: fustanella, camicia e gilet, mentre esegue una mossa delle danze popolari albanesi in un vicolo stretto col tipico acciottolato in pietra. Alle sue spalle il muro alto a secco del giardino di una casa di cui si intravedono il tetto e il portone ad arco. Tutto come una volta. Le braccia aperte e sfuocate dal movimento, i chiaro scuri della luce, danno l’impressione che si tratti di una pittura che richiama altri tempi e tradizioni.“Questa foto – dice Denada – ha un significato particolare e non è stata scelta a caso come copertina del calendario. Esprime il legame della nostra associazione con l’Albania, in particolare con Kruja, la città di Scanderbeg. L’ho immaginato così come la si vede, ma non potendo andare in Albania, l’ho descritto a mio fratello che insieme a un suo compagno ha accettato di realizzarlo per noi, recandosi a Kruja”.
Calcio e danza per stare insieme
Non meno faticoso è stato lo scatto di Gennaio: a destra dell’obiettivo in primo piano il portiere della squadra di calcio Scanderbeg durante gli allenamenti, invece sullo sfondo, in centro, uno striscione ad altezza d’uomo con la scritta “Forza Scanderbeg”. “Lo abbiamo scelto per darci una spinta e andare avanti con tanta forza e impatto”. Motivo d’orgoglio e esempio di multiculturalità quotidiana: ct italiano, vice albanese, giocatori albanesi, italiani e africani, la squadra di calcio Scanderbeg posa in completo per la foto del mese di marzo. Denada ride: “è stato un impresa metterli insieme, non stavano fermi 30 secondi”. Sarà, ma come racconta Tonin, l’anno scorso anche se sono arrivati secondi nel girone B della Terza categoria di Parma, il Comitato Regionale Emilia-Romagna della Lega Nazionale Dilettanti li ha assegnato il Primo Premio per la Disciplina in questa categoria. Invece questa stagione, la terza dalla loro fondazione, sono primi in classifica con 8 vittorie e un pareggio.
Le foto di gruppo sono state quelle più difficili da realizzare. “Ci abbiamo messo anche mezza giornata, per rubare uno scatto decente”, racconta Tonin, e ride insieme a Denada mentre ricordano quanto hanno dovuto aspettare che arrivassero le persone per la foto di dicembre e pazientare per la posa giusta. Un luogo particolare di Parma all’interno del Parco Ducale: il Tempietto d’Arcadia, costruito in forma di rovina nel 1769 per le nozze tra Ferdinando di Borbone e Maria Amalia d’Austria come posto privilegiato ed esclusivo per la ricreazione in cui si svolgevano rappresentazioni arcadiche e gare di poesia. 241 anni dopo, tra tre delle sue sette colonne che reggono la cupola ornata da riquadrature a cassettoni, vi posano in gruppo tre generazioni: nonni, figli e nipoti, le prime due albanesi, l’ultima parmigiana.È stato cosi anche per la foto del gruppo di danza Scanderbeg scelta per il mese di luglio. Certo, più facile metterli insieme perché gli iscritti a questa scuola, tra cui 2 italiani, si vedono una volta alla settimana di sabato per imparare i balli popolari albanesi. Il tutto grazie all’impegno di Albert Bekja e Lindita Sotja Bekja, coreografi e ballerini professionisti, al centro della foto vestiti in nero. Invece gli altri, volti sorridenti, uomini e donne, vestiti in magliette rosse e pantaloni neri, posano a forma di V attorno a loro. Le donne tendono il braccio destro con in mano il classico foulard bianco che si usa nei balli, invece dietro gli uomini aprono le braccia alzandone per aria in una mossa che dovrebbe essere della danza delle aquile. Un’altra iniziativa, che l’Associazione porta avanti dall’anno scorso e che inizia a dare i suoi frutti: il gruppo di danza si è esibito in vari eventi tra cui l’Etnogusti e lo spettacolo “il Secondo novembre” del 25 novembre scorso.
Lingua e storia per trasmettere radici
Stessa difficoltà anche per la foto di giugno. Il primo di questo mese in Albania è la ricorrenza della Giornata Internazionale dei bambini. Poco sentita nei paesi dell’Europa Occidentale, si tratta di una data convenzionale scelta nel 1925 dalla Conferenza Mondiale per il benessere dei bambini di Ginevra, che nel secondo dopoguerra divenne tradizione in quasi tutti i paesi dell’Est Europa. Scanderbeg continua a festeggiarla anche in Italia. “Ci siamo dati appuntamento con i genitori e abbiamo dovuto aspettare finche arrivassero tutti – rammenta Denada. – Abbiamo scelto un luogo aperto, una delle tante piazze di Parma perché questi bambini si sentono parte di questa città, anche se hanno tanta voglia di imparare qualcosa del paese dei loro genitori”. Infatti, i 22 bambini, ognuno con un’espressione del tutto originale e naturale, posano con in mano la scritta “Ne flasim shqip”, riportata nella didascalia del calendario in lingua italiana: “Noi parliamo albanese”. Frequentano la scuola di lingua e cultura albanese, un’iniziativa di Scanderbeg che ha preso piede un anno fa. Per 7 mesi, da ottobre 2009 a maggio 2010, 15 bambini hanno frequentato ogni sabato pomeriggio le lezioni di questa scuola in cui oltre la lingua hanno imparato anche nozioni sulla storia, geografia e letteratura albanese. Lo scorso 5 giugno, durante l’iniziativa di Etnogusti 2010, hanno festeggiato sia la loro festa che la fine del primo anno. La scuola dovrebbe avere un significato importante per l’Associazione Scanderbeg, perché viene riproposta nel calendario in altri due scatti di Denada realizzati, appunto, durante l’iniziativa di Etnogusti 2010. Il primo, per dirla con Tonin, “un’immagine che trasmette molto e a cui sono affezionati molti dei membri di Scanderbeg”, è stato scelto per il mese di settembre: in primo piano le pergamene dei bambini avvolte e legate con una cordicella nera, sullo sfondo rosso fuoco l’aquila bicipite nera e sfuocata. Invece, il secondo con la dicitura “Le radici non migrano” per il mese di maggio: Anila Kadija, Direttrice della Scuola, ha in mano tutte le pergamene dei bambini, mentre Elvira Lika e Gentian Alimadhi, Presidente di Scanderbeg, stanno iniziando la loro consegna. “È stato un momento molto importante – racconta Denada – perché sono i primi diplomi rilasciati”. In altre parole, per Scanderbeg questa scuola è un progetto fondamentale, al punto che si è pensato di vendere il calendario al prezzo di cinque euro per sostenere le spese del secondo anno con il ricavato che sarà raccolto dalle vendite.
Cultura e solidarietà per farsi conoscere
Dall’altra parte, le foto di maggio e settembre, rientrano tra quelle scattate durante le attività annuali dell’associazione. Come anche la foto del mese di agosto che ritrae in
veste da cuoco nella cucina di Villa Fulcina: Mimoza Spahiu e Bujar Tabaku, i due cuochi dell’Associazione nell’iniziativa Etnogusti, arrivata alla quarta edizione quest’anno. Scanderbeg ci partecipa e la organizza dalla prima insieme ad associazioni di altre comunità straniere a San Polo di Torrile, provincia di Parma: piatti tipici e musiche delle altre culture per conoscere i migranti di Parma.
Per aprile, i curatori hanno scelto un momento particolare dalla didascalia “Scanderbeg per la vita”. La foto, invece, anche questa d’archivio e l’unica rimasta, immortala Tonin sorridente mentre dona sangue in una delle strutture dell’AVIS. “Non facciamo solo attività tra di noi, ma ci impegniamo anche per gli altri”, dice Denada. Un grande gesto di solidarietà dimostrato dai membri di Scanderbeg, 2 anni e mezzo fa, dopo la strage di Gërdec vicino Tirana in cui hanno perso la vita 27 persone e sono state ferite altre centinaia. “Dalle notizie abbiamo saputo che c’era bisogno di sangue – ricorda Tonin – e ci siamo rivolti all’AVIS per donare il nostro”. L’AVIS ha messo in disposizione riserve di sangue esistenti e i membri di Scanderbeg si sono impegnati per donarlo continuamente. Di fatto, il sangue non è stato inviato perché non c’era più bisogno, ma alcuni dei membri di Scanderbeg tra cui Tonin, sono diventati donatori abituali ed è stato istaurato anche un rapporto di collaborazione con l’AVIS.
Ovviamente, nel calendario non poteva mancare una foto che richiama la Settimana della Cultura albanese. Arrivata alla seconda edizione quest’anno, si tiene l’ultima settimana di novembre, ma i curatori hanno scelto di proporla per ottobre, mese dell’organizzazione di quest’evento. È stata scattata da Tonin la scorsa edizione, durante l’iniziativa di presentazione del libro “Trëndafili i bardhë” (La rosa Bianca) di Violeta Gjoka, e ritrae in un momento di intramezzo musicale il duo Enxhi Nini al violino e Edlira Bardhdeli al pianoforte. Sullo sfondo, il logo dell’Associazione: una bandiera rossa con l’aquila bicipite che si apre al centro per accogliere il volto di Scanderbeg. Ad issare la bandiera “ci siamo anche noi”“Ci abbiamo messo molto tempo e provato all’infinito per farla stare come la si vede”, dice Denada. Un’idea sviluppata con Tonin che aggiunge: “Avevamo scelto anche delle persone per posare di fianco alla bandiera, ma alla fine stava meglio da sola”. A chi ha un po’ di nozioni storiche sull’Albania, verrebbe in mente che la bandiera sia stata scelta per il mese di novembre: il 28 novembre 1912 a Valona si proclamò l’Indipendenza, evento celebrato nella lingua albanese anche con la definizione “il Giorno della Bandiera” e l’espressione “issare la bandiera”. Invece, i due ideatori, l’hanno usata peril mese di febbraio. In primo piano una bandiera rosso sangue con l’aquila bicipite poggiata su un’arrampicante, ma che sembra – secondo Denada – “comein movimento, vissuta, non una cosa rigida come noi percepiamo che l’Albania non è una entità rigida”. Il motivo? Ricordare il 17 febbraio 2008, giorno in cui il Parlamento kosovaro proclamò l’indipendenza del Kosovo e la sua secessione de jure dalla Serbia. Membri e amici di Scanderbeg lo festeggiano dal 2008. E novembre? L’idea è semplicemente geniale e carica di vissuto. “Questo è il nostro orgogoglio”, ride Denada. Per il mese di novembre, Tonin e Denada hanno scelto il Ponte delle Nazioni. Lungo l’ex ponte Bottego, ribattezzata così nel 2007 dopo il suo restyling, sono state issate 36 bandiere di diversi paesi. In primo piano si vede di spalle un ragazzo coperto con la bandiera albanese che si incammina per attraversare il Ponte delle Nazioni, invece la didascalia scelta recita: “Ci siamo anche noi”. Per di più, il ragazzo nella foto è Tonin e di cognome fa Bajraktari: in lingua albanese significa anche “portabandiera”.“Questa cosa ci dava un po’ fastidio perché siamo la comunità più grande a Parma, e la nostra bandiera mancava in un ponte cosi importante che noi ci passiamo tre volte al giorno”, dice Tonin. Un dato di fatto per dimostrare che Parma è anche dei cittadini di origine albanese di prima generazione che ci vivono e dei piccoli parmigiani nati da genitori albanesi o misti che forse nel futuro riusciranno a coltivare e valorizzare le radici dell’oltre Adriatico.