Il documentario “Anija”, sarà presentato a Bologna il 6 marzo 2013 presso il Cinema “Lumière”. Al termine del film il regista Roland Sejko ne parlerà con la giornalista Keti Biçoku, Roberto Pizzi, Gentian Alimadhi, Roland Jaçe, Marselino Troshani, con la moderazione di Darien Levani, vicedirettore di ALBANIA NEWS.
ANIJA
Nei primi giorni di marzo del 1991, all’orizzonte della costa Adriatica dell’Italia meridionale fecero la loro apparizione fantasmagorica alcune navi che con il loro carico umano hanno segnato l’inizio di quello che sarebbe stato chiamato “l’esodo degli albanesi”. La metafora biblica non era, questa volta, un’esagerazione, mai nella storia del dopoguerra si era vista una fuga collettiva di quelle dimensioni. Chi erano quelli sulle navi? Da che paese partivano? E dove sono oggi, 20 anni dopo?
Questo è il racconto di una fuga e di un viaggio, nella ricostruzione dei tre grandi esodi degli albanesi. A differenza di altri documentari che si sono occupati del tema concentrandosi sull’arrivo, questo si focalizza soprattutto sulla partenza della nave, cercando di capire le ragioni della fuga, e raccontando per la prima volta “l’arrembaggio” delle navi.
NOTE DI REGIA
Nessuno nell’Albania comunista avrebbe mai creduto che un giorno si sarebbe avverata la profezia del personaggio di una barzelletta che circolava sottovoce, il quale raccontava che, quando si fossero aperti i confini, sarebbe salito su un albero per non essere travolto dalla folla in fuga.
Nel 1991 in mezzo a quella folla mi sono trovato all’improvviso anch’io, senza che mai prima mi fosse passato per la testa di rischiare di fuggire dall’Albania. Due anni prima, quando ero ancora uno studente universitario a Tirana, ci aveva provato uno dei miei migliori amici, studente con me, cercando di attraversare a nuoto il lago di Scutari per la costa Jugoslava. Gli era andata bene: l’avevano preso. Ai pochi altri che avevano provato a varcare il confine, sparavano a vista. Gli era andata ancora meglio nel processo, dove gli riconobbero l’infermità mentale, scarcerandolo. La pena prevista per il tentativo di fuga era dai 15 anni in su.
“Anche tu?” Erano le sue parole piene di gioia e meraviglia quando ci trovammo la sera del 7 marzo 1991 sulla banchina del porto di Brindisi. Eravamo partiti per Durazzo nello stesso modo, seguendo quello strano passaparola che ci diceva che il porto era aperto, con solo i nostri vestiti addosso, senza avere avuto il tempo di avvisare nessuno, nemmeno i nostri genitori. Eravamo saliti sulla stessa nave assalita al porto, un vecchio mercantile arrugginito di nome “Legend” carico di carbone e di 5000 persone. Durante le ore di attesa prima della partenza e durante la traversata avevo incontrato su quella nave diversi amici e amiche che, come me, mai mi sarei immaginato avrebbero rischiato di fuggire così spericolatamente dall’Albania. Ci abbracciavamo. Anche tu?
Negli anni a seguire le immagini di quella fuga e quella folla del marzo 1991 si sarebbero lentamente amalgamate nell’immaginario e nel ricordo collettivo con altre fughe più imponenti. A partire dell’esodo ancora più grande dell’agosto dello stesso anno, con la sua nave simbolo, la Vlora, stracarica di 20.000 persone. L’unica nave della flotta albanese a fregiarsi della medaglia “Eroina del Lavoro Socialista” solitamente assegnata alle persone, diventata amaramente il manifesto del crollo dell’Albania comunista. E qualche anno dopo, nel 1997, la fuga di centinaia di navi dall’Albania in fiamme dopo il crollo delle piramidi finanziarie. Anche questo terzo esodo avrebbe avuto la sua nave simbolo: si chiamava Kater i Rades e colò a picco dopo la collisione con la corvetta di pattugliamento Sibilla.
“E il sole rispetterà ogni volto sul ponte della nave”. Questo verso dalla canzone di Bob Dylan “When the ship comes in” che ora fa da colonna sonora a un momento del documentario, è stato affisso per mesi sulla mia scrivania durante il lavoro di ricerca, accanto alla foto ingrandita di una folla sulla nave: migliaia di visi irriconoscibili e anonimi. Un blow-up. La ricerca di volti nella folla delle fotografie e immagini era cominciata mesi prima attraverso il giornale degli albanesi in Italia “Bota shqiptare – Il mondo albanese” che aveva da anni una sua rubrica “Anch’io c’ero sulla nave”. Attraverso un’altra lunga ricerca di personaggi all’interno delle fotografie trovai Majlinda, fotografata sulla banchina di Brindisi appena scesa dalle nave. Aveva 13 anni, ora fa il medico a Milano.
Tra il materiale televisivo preselezionato avevo messo da parte l’intervista sul porto di Brindisi, accanto alla sua nave, ad un vispo ragazzo albanese che già nel 1991 parlava un ottimo italiano. Lo trovai… su Facebook! Viveva a Rovigo. E così uno ad uno, le facce di quella folla le trovai in tutta Italia. Altri in Albania, dove sono tornati a vivere.
In parallelo, la ricerca negli archivi televisivi e cinematografici in Italia, Albania, Francia, Inghilterra, aveva portato alla luce centinaia di ore inedite di riprese: è in uno dei luoghi più inaspettati che trovai la scena inedita dell’arrembaggio della nave Vlora al porto di Durazzo. Incredulo, più volte la vedevo e più volte scoprivo dettagli che meritavano di essere ingranditi per scoprire al suo interno tante storie singole, come i volti nella folla.
Se gli italiani sono soliti chiedere ad un albanese appena incontrato “Come ti trovi in Italia?”, gli albanesi tra di loro rompono il ghiaccio chiedendo “Come sei arrivato in Italia?”. C’è un certo orgoglio quando la risposta è “Sono arrivato con le navi dell’esodo”.
La domanda che segue è di rito. “Con quale nave?” Che sia Legend, Vlora, Kallmi, Lirija, Skenderbeu, Kavaja, Drashovica, Kater i Rades o altra non c’è occasione che l’interlocutore, se non è stato sulla tua stessa nave, non abbia avuto un fratello, un cugino, un parente, un vicino di casa su quella nave. Come se si rivendicasse un’appartenenza collettiva, addirittura nazionale, alle navi dell’esodo, all’arrembaggio, all’attraversamento del mare, al viaggio. Poche ore prima che diventassimo ‘immigrati.’ Quando eravamo, ancora, fuggiaschi.
ROLAND SEJKO
Nato nel 1968 in Albania, si è laureato in Lingue e Letterature Straniere alla Facoltà di Storia e Filologia dell’Università di Tirana. Nel 1991 è fuggito dall’Albania a bordo di una delle navi del grande esodo per stabilirsi a Roma. Dal 1995 lavora all’Istituto Luce dove, nel corso degli anni, si è occupato di vari progetti presso il dipartimento del Film e poi dell’Archivio Storico Luce.
Nel 2008 ha debuttato come sceneggiatore e regista con il documentario di lungometraggio Albania il paese di fronte prodotto e distribuito dall’Istituto Luce. Accanto al suo lavoro nel campo cinematografico, si occupa da tempo, da giornalista, di tematiche di immigrazione e dei rapporti tra l’Italia e l’Albania. È stato per molti anni direttore responsabile di Bota Shqiptare, l’unico periodico in albanese pubblicato in Italia.
LA CRITICA SU ANIJA
Più che raccontare chi ce l’ha fatta, il film vuole spiegare perché si voleva scappare. È un tuffo indietro nella storia e la riconfermadella forza emotiva e spettacolare che possiede la forma documentario. Paolo Mereghetti, Il Corriere della Sera
Un documentario asciutto, toccante ma non retorico, capace anche di muoversi come un romanzo nelle esistenze che pullulano fuori dalla cronaca mediatica. (…) Sejko si muove proprio su questo difficile crinale, con rigore, e in più con stile e talento da narratore. Margherita Palazzo, Sentieri Selvaggi
Emozione che non si perde, invece, con Anija-La nave di Roland Sejko. Anzi, testimonianza dopo testimonianza, si fa sentimento, curiosità, condivisione, attesa, riconoscimento.. Gian Luca Favetto La Repubblica
“Un lungo e caloroso applauso ha salutato la fine della proiezione ufficiale del documentario di Roland Sejko, Anija – La nave, presentato al Torino Film Festival nella sezione TFF Doc, proiezioni speciali. Segno che il regista albanese ha colpito nel segno.” Francesca Fiorentino, Movieplayer.it
“Sala piena con la presenza del direttore Gianni Amelio alla prima nazionale del documentario “Anija – La nave” di Roland Sejko.
Una storia ed una realtà avvincente ed emozionante ricostruita dal regista (che era presente su quella nave), divisa nelle fasi della partenza, nella ricerca delle motivazioni della fuga, con il racconto dell’assalto alle navi. Un film necessario per il passato, per il presente e per quello che ci aspetta”. Luca Corbellini, Cinema italiano
“Il documentario di Roland Sejko, Anija (La Nave) contiene straordinarie immagini inedite sull’esodo degli albanesi. Cambia il punto di vista, rispetto a filmati analoghi come La nave dolce di Daniele Vicari: qui la storia si svolge a Tirana e a Durazzo. «Non mi sono concentrato sull’approdo nei porti italiani, ma sulla partenza delle navi, raccontando per la prima volta “l’arrembaggio”. Ho cercato di capire le ragioni della fuga». E, dalla folla anonima, ha tirato fuori dei volti. Che passato hanno e dove sono oggi”. Valerio Cappelli, Il Corriere della Sera
“.. non è la prima volta che la fuga dall’Albania ci viene raccontata al cinema… Ma la sensazione è che Anija (la nave) costituisca un contributo di notevole spessore da aggiungere a quanto finora si è visto, detto e scritto a riguardo”. Stefano Coccia, Gothicnetwork
“L’amore per il dettaglio, per la ripetizione delle scene più toccanti, l’abile accostamento d’immagini, la colonna sonora intensa ed emozionante fanno di questo documentario non solo un valido documento, ma soprattutto un toccante racconto da parte di chi quell’inferno l’ha vissuto in prima persona. Un film emozionante e pieno di amore, necessario e utile a capire e riaprire una pagina di storia recente che pare dimenticata”. Francesco Castellani, Cinefilos
“Anija non racconta solo l’avventura, lo sbarco e la gestione dell’emergenza, ricostruisce invece le ragioni di quella fuga, dà conto attraverso testimonianze e preziosi materiali d’archivio dei tre esodi di massa, dal 1991 al 1997 (compresa la tragedia della Kater i Rades, colata a picco con il suo carico umano, dopo la collisione con una corvetta italiana). Arrivando fino all’oggi.”. Paola Piacenza Io Donna, Corriere della Sera
“Realizzare un documentario interessante è un’impresa impegnativa ma possibile. Realizzarne uno che sappia anche coinvolgere e arrivare alla pancia, è operazione molto più complessa. Sejko c’è riuscito, attraverso un paziente lavoro di ricerca e di costruzione, ma soprattutto attraverso la sensibilità e il talento. (..) Il risultato è un documentario dai tempi giusti, che non strizza l’occhio alla scena patetica, non offre riflessioni morali o giudizi, non mostra buoni o cattivi, ma sceglie semplicemente di raccontare con eleganza”. Nicole Botti, Non solo cinema
“Anija si inscrive, insieme ai documentari di grande valore politico e culturale di Andrea Segre, nell’alveo dei prodotti cinematografici più dignitosi e di respiro più internazionale di cui l’Italia si dovrebbe fregiare potendo attraversare una volta tanto a testa alta lo scenario culturale internazionale”. Manuela Materdomini, Taxidrivers
“Non trascurando l’elemento storico e cronologico, Anija offre una narrazione emotiva e drammatica delle esperienze vissute sia nel momento della fuga collettiva sia nel momento di restare in Italia o rientrare nella terra d’origine”. Stefano Stefanutto Rosa, Cinecittà News
“Finalmente con ‘Anija. La nave’, documentario di Roland Sejko, gli sbarchi degli albanesi visti con lo sguardo di uno di loro, raccontati da chi, sulle navi che da Durazzo partivano per l’Italia, c’era davvero.”. Francesco Gallo, ANSA
Fluido e cadenzato nell’alternare le fotografie del passato alle voci del presente, Anija racconta con pertinenza storica e sociale ilViaggio di un Popolo verso la luce della speranza, un viaggio che rappresenta il movimento ciclico della storia dell’umanità. Uno di quei lavori semplicemente giusti, oltre che necessari. Elena Pedotto, Everyeye
Un documentario prezioso che mette in evidenza la predisposizione dell’uomo a sognare in un mondo migliore. Nicoletta Dose, MyMovies
Un film che fa quello che dovrebbero fare tutti i film, non solo i documentari: dire qualcosa dell’uomo e del mondo. Screenweek
ANIJA
6 marzo 2013 – ore 20.00′
Cinema “Lumière” / via A. Gardino, 65 Bologna (BO)
Ingresso convenzionato Euro 4,00
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