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l ritmo di musica e tra i mille colori degli abiti tradizionali albanesi i ballerini dell’associazione Scanderbeg Parma hanno dato il benvenuto ai tanti ospiti presenti all’evento Trid c’me l’Albania, il secondo di una serie di incontri che l’associazione albanese a Parma organizza in occasione del centenario dell’Indipendenza d’Albania. Dopo la proiezione di immagini di alcune delle più importanti città e luoghi turistici albanesi come Berat, la “città dalle mille finestre”, classificata come “patrimonio artistico dell’umanità” dall’UNESCO, Butrint (Butroto) dove si trova l’anfiteatro in cui avviene l’incontro tra Enea e Andromaca di cui ci parla Virgilio nel libro III dell’Eneide, Scutari(Shkoder), considerata “la culla della cultura albanese” oppure la “Firenze dei Balcani” e altre e alla visione di una lettera di ringraziamenti e auguri del senatore ed ex Presidente della Repubblica Ciampi, invitato all’incontro, ma impossibilitato a parteciparvi per difficoltà dovute al viaggio viene lasciata la parola ai veri protagonisti della serata del 13 novembre; alcuni cittadini di Parma che hanno raccontato l’Albania attraverso le loro dirette esperienze o le esperienze, principalmente di guerra, dei loro antenati. Così Ambrogio Ponzi ha dato voce al Paese delle aquile attraverso i dipinti che il padre, Ettore Ponzi, realizzò tra il ’41 e il ’44 durante l’occupazione fascista in Albania.Il signor Ponzi spiega come il padre avesse portato questi dipinti alla famiglia durante le licenze e come usasse la pittura, passione che non abbandonò negli anni di guerra, per far conoscere alla famiglia la sua realtà. I lavori di E.
Ponzi raffigurano per lo più i luoghi dove egli ha combattuto o si è rifugiato, ma questi, accompagnati dai suoi tanti racconti, sono bastati per trasmettere ai figli un particolare affetto per l’Albania.
Simile è la testimonianza di Roberto Ghiretti che racconta come il Paese delle aquile fosse una terra speciale agli occhi del padre, “un soldatino italiano” ,terra che ha sempre portato nel cuore trasmettendo questo affetto ai figli. “È anche grazie a lui che ho imparato a conoscere ed apprezzare la bella comunità albanese della nostra città”- afferma R. Ghiretti, aggiungendo con un sorriso come il padre avesse voluto dargli un nome albanese in ricordo di un caro amico albanese conosciuto durante la guerra. Andrea di Betta, altro protagonista dell’evento, segue sempre la linea storica per raccontare dell’Albania. In particolare, racconta come durante alcune ricerche storiche svolte a Piacenza e Parma si sia imbattuto in alcuni documenti che testimoniano della presenza di un capitano albanese, N.
Nuriu (ucciso poi nei Lager nazisti), che aveva combattuto in Italia e al quale era stata conferita una medaglia d’onore, simbolo del rifiuto al fascismo. Lo storico presenta questo caso come motivo di orgoglio della comunità albanese a Parma e non solo non escludendo possibili future collaborazioni tra l’associazione Scanderbeg e l’Istituto storico della Resistenza. Diverse sono le testimonianze di Giovanni Melegari e di alcuni rappresentanti di un gruppo scout di Parma, i quali offrono una testimonianza più “fresca” dell’Albania. Il primo dichiara di voler parlare da turista. “Quando ho detto ad alcuni amici che sarei andato in vacanza in Albania questi nemmeno ci credevano”- racconta G.
Melegari- “Invece, l’esperienza è stata più che positiva. Non solo andare in Albania è conveniente dal punto di vista economico, ma andandoci si “rischia” di scoprire un’Albania che non ha niente a che vedere con quella che ci si aspetta”. Egli spiega come l’Albania abbia molto da offrire: paesaggi naturali meravigliosi, un mare stupendo e tanti centri storici molto interessanti. Quello che sembra avere più colpito gli ospiti presenti all’incontro è l’accoglienza della gente comune (non per niente nel Kanun di Leke Dukagjini, il più importante codice consuetudinario albanese, si afferma che “la casa dell’albanese è di Dio e dell’ospite”). Infatti, è proprio questo aspetto che sottolineano più volte anche i ragazzi scout presenti all’evento. Loro spiegano come quello che temevano che sarebbe stato un ostacolo nella loro permanenza a Fier (città situata nel centrosud dell’Albania), ovvero la lingua, non si è rivelato affatto tale. Infatti, la maggior parte dei ragazzi conosciuti là sapevano parlare discretamente l’italiano e questo ha reso tutto più semplice. Un altro fatto particolare dei ragazzi albanesi, ricordano gli ospiti, è la loro grande voglia di far conoscere la loro terra. Lo stesso aspetto è richiamato anche dalle parole di don Daniele Franciosi durante la premiazione, da parte di alcuni rappresentanti dell’associazione “Scanderbeg” e della rete FARE in segno di profondo riconoscimento, a lui e altri importanti collaboratori dell’associazione Scanderbeg negli anni quali: Massimo Pinardi, Lorenzo Lasagna, Gabriella Biacchi e Antoine Bayda, Edoardo Fornaciari, Lidia Grandi, Proffessione Danza, Don Daniele Franciosi, Fabrizio Ferrari, Asta Vinci.
Sono significative proprio le parole di don Daniele Franciosi in termini non solo di caratteristiche degli albanesi, ma di una sempre più riuscita integrazione tra tutti i popoli in generale quando afferma che “solo chi ama la propria patria può amare quella degli altri”.
Infine, è stato possibile visitare una mostra fotografica di P. Marubi(Piacenza, 1834 – Shkodra, 1903) allestita negli ambienti del cinema Edison già da una settimana. Nelle celluloidi di Marubi si fissarono la tradizione, i paesaggi, le foto dell’aristocrazia, la corte reale, gli abiti popolari e tutta la vita albanese. La serata è stata conclusa con il brindisi di tutti i partecipanti e la degustazione di cibi tipici albanesi e di Parma. GUARDA TUTTE LE FOTO DELLA SERATA Articolo di Buirma Malo